Non sempre il silenzio è d’oro

Sul Corriere della sera di mercoledì 25 febbraio Galli della Loggia chiudeva un articolo scrivendo che l’Italia non è un paese “normale” perché una minoranza “massimalista” impedisce di esprimersi ad una maggioranza riformista e, aggiungiamo, moderata. Chi non si schiera per tesi estreme, per scelte rivoluzionarie, libertarie e trasgressive, è guardato con disapprovazione e disprezzo. Ciò induce molti a preferire di rimanere coperti dal silenzio e non esporsi in dichiarazioni e giudizi, anche illustri studiosi e intellettuali. Una situazione simile c’è anche in Umbria. C’è stata recentemente una frenetica e affannosa ricerca di una poltrona da assegnare a Rifondazione comunista in crisi di astinenza non più sopportabile, che ha rischiato di rompere la compagine di maggioranza e nessuno ha messo in evidenza che questo stava avvenendo nello schieramento politico cui è affidato dai cittadini il compito di governare. E per di più ciò stava avvenendo nel periodo in cui si andava minacciando la chiusura di una prestigiosa fabbrica ternana e di altre tuttora in pericolo, anche se rimangono in ombra mediatica. È da aggiungere ancora che protagonista di questo scompiglio è stata una formazione politica che non perde occasione per fare la predica agli altri ed esibire nobili ideali. Recentemente i rifondatori, sotto braccio con i massoni perugini, hanno compiuto il tradizionale pellegrinaggio del 17 febbraio alla lapide di Giordano Bruno, bruciato sul rogo il 17 febbraio 1600 dopo un processo del tribunale dell’Inquisizione che è durato cinque anni. Una brutta antica storia che però nessuno oggi pensa di ripetere. Se vi sono pericoli di violenza nella nostra società provengono dalle residue brigate rosse, e da formazioni anarchiche. E quando qualcuno vuol tenere in piedi, dal nome all’ideale, il comunismo, cosa si deve pensare? Quanti milioni di corone d’alloro meriterebbero le vittime del comunismo sotto tutti i cieli! In questi giorni si è avuta notizia di una delibera della Giunta regionale che assegna un finanziamento per la prima casa anche a coppie di fatto Un membro di Rifondazione ha detto che questa è “una scelta di civiltà”. Di quale civiltà? Perché non si spiega in modo che si possa capire a quale tipo di società pensano di portarci questi rifondatori? La questione si è posta anche a proposito dello Statuto ove si parla di “comunità familiare”. E’ vero che c’è un riferimento alla Costituzione che tutela il significato di quel “familiare”. Ma spesso molti forzano le cose, come nell’elenco delle unioni di fatto e ci si dimentica facilmente della Costituzione, per cui, volendo, ci si possono includere modelli di unione del tutto anomali rispetto alla nostra civiltà. Mons. Goretti, con la sua solita arguzia, ha detto che anche un harem si può considerare una “comunità familiare”. Questa è la civiltà prevista da Rifondazione, il partito più amico dei musulmani? Ma tutti tacciono. Anche quei cattolici che fanno parte della maggioranza regionale e che direttamente o indirettamente sono coinvolti nelle sue scelte. Prudenza e moderazione in ambito politico sono apprezzabili, evidentemente. Ma non sempre il silenzio è d’oro.

AUTORE: Elio Bromuri