Nuova alba sul mondo?

Barack Obama: reazioni e commenti in diretta dall'Africa. Scrive il tifernate padre Pierli

La notte fra il 4 e il 5 di questo novembre, quasi nessuno qui in Kenya ha dormito. C’era nell’aria la sensazione di qualche cosa di straordinario. Durante le ultime settimane, i notiziari televisivi, le trasmissioni radio e gli giornali su Obama avevano dominato l’opinione pubblica molto più che i problemi interni del Paese. La febbre ‘Obamaera’ è iniziata tre anni fa, quando lui venne in Kenya per visitare sua nonna ed altri parenti nel villaggio di Kogelo nella provincia di Kisumu sul lago Vittoria. Il suo magnetismo aveva influenzato e accattivato molti. Senza dimenticare la moglie Michelle e le due figlie, che hanno un grande comunicativa e il gusto di interagire. L’Africa è tutta nella comunicazione! Se hai la battuta pronta, se ti lanci nella danza, se non hai paure e remore con la gente, diventi subito uno di loro. Il magnetismo di Obama in America e nel resto del mondo è dovuto molto alle sue recenti origini africane. Anche il suo saluto: God bless you (Dio vi benedica) è il più comune fra noi in Kenya. In Barack gli africani vedono la chiusura definitiva del tempo dello schiavismo e del colonialismo, quando gli Africani erano solo oggetto degli interessi del Nord del mondo; ora finalmente stanno diventando soggetti. Cominciano a contare, ad aver un peso dove si decide e si determina il corso della Storia. Clima di messianismo: evento più che cronologiaIl linguaggio delle tv, radio e quotidiani è decisamente biblico e messianico; linguaggio che esercita un grande fascino ed evoca fiumi di speranza e di slancio. A cominciare dal nome: Barak – Benedetto, cioè contenitore e veicolo di benedizione per tutti. Attraverso il contatto con Dio emergono energie positive misteriose che vanno oltre le doti naturali e la competenza scientifica ed esperienziale. Nella Bibbia benedetto è il Messia, unto, cioè illuminato dallo Spirito santo per compiere imprese grandi, al di là delle energie e standard umani. Questo, senza divinizzare nessuno; ma l’umanità ogni tanto ha bisogno di colpi d’ala dopo periodi di stanca, quando più che camminare si trascinano i piedi. Una nuova alba, assicurano gli editoriali dei nostri quotidiani. Risposta alle preghiere, sogni, speranze, di tutti, ma soprattutto dei poveri. I sogni di Martin Luther King assassinato proprio 40 anni fa, 4 aprile 1968. La profezia di Robert Kennedy sul corpo di King: un nero diverrà presidente degli Stati Uniti entro quaranta anni. Poi, la grande tradizione degli spirituals pregni di fede biblica per una resistenza non violenta al sopruso dei bianchi: ‘Finalmente liberi, finalmente liberi, grazie a Dio siamo finalmente liberi’. Non si dimentichi che la abrogazione formale della segregazione razziale negli Stati Uniti fu approvata dal Senato solo nel 1972, quattro anni dopo la morte di Luther King. Qui in Africa abbiamo bisogno di vivere certi eventi ad un livello misterico, di promesse di Dio che si attuano, di profezie che si avverano! Noi africani – di origine o di adozione – crediamo che la Storia è più grande di noi, dei giochi meschini ed egoistici di questo o quel partito, di questo o quel politico. Certi eventi sono segni dei tempi, cioè situazioni che rivelano Dio presente ed operante. In fondo, ogni africano è un teologo, nel senso che ha una percezione profonda della presenza di Dio operante nella Storia. L’inno nazionale del Kenya è una preghiera che inizia con le parole: ‘O Dio nostra forza, riempici di benedizioni’. Celebriamo: pausa dal lavoro per accogliere il MisteroIn Kenya il giorno dopo la vittoria di Barack Obama è stata festa nazionale. Qualcuno potrebbe arricciare il naso di fronte a tante feste in un Paese che ha ancora il problema del pane quotidiano. Io ero uno di quelli. Poi ho cambiato idea. Ovviamente non si può vivere sempre celebrando, il lavoro di sei giorni alla settimana è comando biblico. Ma anche la celebrazione domenicale è Bibbia’ e noi qui abbiamo un fortissimo bisogno di celebrare! Celebrare è pausa per musica, danza, riflessione, discussione, preghiera, ringraziamento, godere lo stare assieme. Si! Quando accade un evento carico di futuro, ci diamo tempo per assorbirlo, gestirlo e per lasciarlo scendere in noi. Ex Africa semper aliquid novi, ‘dall’Africa arriva sempre qualche novità’, scrisse Plinio il Vecchio. Senza la celebrazione perdiamo il contatto con i grandi avvenimenti della Storia, ci incartapecoriamo e non si è pronti per un domani diverso e migliore. Si è condannati a ricadere nel passato! Forse la sorgente della perenne novità africana di cui Plinio parla con ammirazione è qui: nella celebrazione, che è umana e divina assieme. ‘Cambiamento’ è una delle parole magiche di Obama. Nessuno è più convinto di noi in Africa della spiegazione datane dal neo eletto presidente a Chicago, la mattina della vittoria: questo voto rivela che un cambiamento è già avvenuto negli Stati Uniti, promessa e profezia di altri cambi non minori. Come detto sopra, un Paese marcato da più di un secolo di segregazione razziale e con movimenti fortemente e violentemente razzisti, come il Ku Klux Klan, ora elegge un presidente afroamericano. E non tutto è stato ancora superato! Le ricerche sociali assicurano che trovare lavoro per un afroamericano è molto più difficile che per un americano bianco’ Eppure Obama è stato eletto. Cambio già avvenuto in tanti americani, ancora da programmare e pianificare in tanti settori della vita americana e internazionale. Cambio nelle relazioni internazionali con l’Africa e con il mondo arabo, superando per sempre l’arroganza rozza e violenta dell’uscente Bush. Cambio nel settore finanziario, scosso da tracolli di imperi dai piedi di argilla. Cambio a livello di attenzione fattiva e concreta per il clima. Cambio nei rapporti fra fede e politica, liberando la religione da ogni fondamentalismo, il potere politico da ogni assolutizzazione e indipendenza che esilia Dio nella sacrestia. Il capitolo di Mani pulite resta velleitario, se non si mette la fede e l’etica prima della politica e dei politici. ‘We can’… anche in Africa? ‘Noi possiamo’ ha ripetuto Barack Obama galvanizzando soprattutto i giovani, che a migliaia si sono lanciati nel volontariato per assicurare una campagna elettorale capillare in tutti i 50 Stati dell’Unione. Il tutto ricreando una fiducia nella politica e nei processi democratici, che si era andata affievolendo, come era evidente dalla bassa percentuale dei votanti nelle elezioni precedenti. Questa volta la percentuale è stata altissima. Per noi in Africa vedere le code di elettori anche negli Stati Uniti è stato bello. Una forte dose di idealismo e di entusiasmo per valori che andavano al di là dell’interesse economico, in altre parole: non si possono comprare. Ci sono delle cose che non si possono pagare e la società ne ha massimo bisogno; bisogna averle dentro come motore e spinta. Qui in Africa ne abbiamo tanti di tali valori, ma a volte diamo la impressione che l’unico motore della Storia sia il denaro, l’interesse. Quindi diventiamo vulnerabili alla corruzione, perdiamo il senso del bene comune per interesse privati e di clan.

AUTORE: Francesco Pierli