Ossezia: sofferenza nascosta

La situazione-limite nelle aree più depresse della Georgia

La Georgia e la Russia non comunicano più. L’ultima grave crisi diplomatica tra i due Paesi, scoppiata i primi di ottobre a seguito dell’arresto da parte delle autorità georgiane di quattro ufficiali russi, poi rilasciati, non sembra placarsi. Mosca, che non gradisce l’intervento degli Stati Uniti affinché la Georgia entri a far parte della Nato, ha deciso di bloccare aerei, treni e posta verso Tbilisi. Addirittura niente più vino e cibi georgiani nei ristoranti russi; controlli a tappeto, su ordine del ministero dell’Interno russo, sugli affari degli oltre 70.000 georgiani che vivono in Russia. Bloccati anche i rapporti culturali tra i due Stati; è stata abolita la tournée moscovita del Teatro nazionale georgiano, che doveva iniziare nei prossimi giorni. Le zone dell’Ossezia del Sud e dell’Abkhazia – regioni autonome non riconosciute dai due Stati – sono isolate e pericolose da raggiungere. A novembre l’Ossezia, secondo il governo di Tbilisi con lo zampino di Mosca, che ha inviato delle forze di pace, voterà un referendum di secessione dalla Georgia. ‘Chi ci rimette è sempre e solo la povera gente’, afferma padre Witold Szulczynski, direttore della Caritas Georgia, in visita a Spoleto lo scorso 9 ottobre. Le ultime gravi tensioni, ci racconta, hanno portato ad un aumento del 150% del gas. La maggior parte delle persone, in prevalenza anziane, vive con quattro euro di pensione. Una situazione insostenibile. Un grido di aiuto amplificato dalle recenti notizie, ma non di certo nuovo. Una sofferenza silenziosa e nascosta. Gli operatori della Caritas Georgia, mettendo a rischio la vita, per ben due volte sono riusciti ad andare nelle martoriate zone. Due viaggi per portare alla gente viveri, vestiario e altri beni di prima necessità. Sia il nunzio apostolico, mons. Claudio Gugerotti, che il direttore della Caritas Georgia si sono resi conto di persona della grave situazione. Nella capitale dell’Ossezia, Sukumi, hanno visitato gli ospedali, gli orfanotrofi e una struttura per malati psichiatrici. Molte delle persone malate di mente soffrono la fame; altre non si ricordano nemmeno il luogo di nascita. La gente, forse per la prima volta, si è sentita considerata e apprezzata. La Caritas accanto al pacco alimentare ha consegnato un sorriso, una carezza, delle parole, ma soprattutto un arrivederci. Padre Witold ci ha detto l’intenzione della Caritas Georgia di non abbandonare al crudele destino le popolazioni dell’Ossezia e dell’Abkazia. Le solo forze della Caritas di Tbilisi però non bastano. ‘C’è necessità del coinvolgimento di tutti – ha ribadito padre Witold. – Busso al cuore delle famiglie di Spoleto e Norcia, ma anche di tutta l’Umbria, certo di trovare una risposta d’amore verso dei fratelli che ogni giorno si confrontano con la miseria, con le precarie condizione igieniche e spesso, purtroppo, anche con la morte’.

AUTORE: Francesco Carlini