Progetto Caritas: “Palestina: gemellaggi e pellegrinaggi”

TERRA SANTA. Progetto lanciato da Caritas italiana per “Ridurre il senso di isolamento della comunità cristiana palestinese; animare alla carità nelle comunità parrocchiali per ridurre la povertà estrema; contribuire allo sviluppo economico attraverso la realizzazione di microprogetti di sviluppo”

“Ridurre il senso di isolamento della comunità cristiana palestinese; animare alla carità nelle comunità parrocchiali per ridurre la povertà estrema; contribuire allo sviluppo economico attraverso la realizzazione di microprogetti di sviluppo”. Sono i tre obiettivi che si propone il programma di gemellaggio promosso da Caritas italiana, in collaborazione con Caritas Gerusalemme, denominato “Palestina: gemellaggi e pellegrinaggi” presentato all’incontro di approfondimento sulla situazione in Siria e Terra Santa svoltosi a Roma il 14 settembre scorso, cui hanno partecipato diverse Caritas diocesane.

La situazione

A pesare sulla situazione della comunità palestinese – e quindi di quella cristiana – è in particolare il muro di separazione israeliano, che condiziona ogni giorno la vita di 4,81 milioni di palestinesi, segno eloquente di una occupazione militare israeliana che dura ormai da 50 anni (1967-2017). L’agenzia delle Nazioni Unite per gli affari umanitari (Ocha Opt) nel suo ultimo rapporto denuncia che “il 44% del totale della popolazione palestinese, di cui più del 50% minori di 18 anni, è considerata ufficialmente con lo status di rifugiato, sotto protezione delle Nazioni Unite, bisognosi quindi di assistenza umanitaria. La disoccupazione è al 26,9% (dato del settembre 2017)”.

L’accesso alle risorse primarie, come l’acqua, la terra e l’energia elettrica, sono strettamente condizionati dall’Amministrazione israeliana; e oltre il 90% delle terre è privo di irrigazione. Israele, aggiunge l’Unctad – la Conferenza delle Nazioni Unite sul commercio e lo sviluppo -, prosegue nell’espansione degli insediamenti dei coloni in violazione della risoluzione 2334 del Consiglio di sicurezza dell’Onu del 23 dicembre 2016.
La popolazione degli insediamenti ebraici è più che raddoppiata rispetto agli Accordi di Oslo del 1993 e del 1995, e oggi è compresa tra 600 mila e 750 mila abitanti. Contestualmente sono stati distrutti insediamenti di palestinesi: 1.094 strutture nel 2016, il doppio rispetto al 2015. E vengono abbattute anche costruzioni realizzate attraverso donazioni (il sostegno “donor” è crollato del 38% tra 2014 e 2016).

Obiettivo del progetto

“Il nostro scopo – dice Danilo Feliciangeli,  responsabile del programma e coordinatore dei progetti di Caritas italiana in Medio Oriente – è aiutare le 15 parrocchie di Palestina a superare questa frustrazione perseguendo i tre obiettivi del progetto che per il 2018 prevediamo entri a regime”.
Alcune diocesi italiane, tra cui Reggio Calabria, Foligno, Piacenza, Concordia-Pordenone, Novara e Verona, hanno già fatto un primo sopralluogo in Terra Santa lo scorso maggio per conoscere le parrocchie di cui intendono prendersi cura e stabilire le attività da realizzare per conseguire gli obiettivi fissati.
“Per questo – aggiunge il coordinatore – puntiamo decisi alla “costruzione di relazioni pastorali tra ‘Chiese sorelle’ grazie a pellegrinaggi solidali (visite alle comunità parrocchiali e condivisioni), campi di volontariato, scambio di volontari esperti, study visit in Italia, scambio tra sacerdoti o seminaristi, servizio civile. Il tutto con la cooperazione tecnica tra Caritas diocesane italiane e Caritas Gerusalemme, che insieme cercheranno di creare Caritas parrocchiali. In questo contesto si cercherà di sviluppare a livello parrocchiale microprogetti, per un importo massimo di 5.000 euro, in grado di generare occupazione e reddito. Si tratterà di progetti sostenibili, in grado di proseguire autonomamente, senza il sostegno finanziario dall’esterno”.

Le Caritas diocesane che invece non fossero in grado di sviluppare veri e propri gemellaggi potrebbero comunque contribuire al programma organizzando “pellegrinaggi solidali” che permettono l’incontro e lo scambio con le comunità cattoliche palestinesi, con le tradizioni locali e con luoghi nuovi dal punto di vista storico e culturale.
Ogni Caritas diocesana interessata a organizzare un “pellegrinaggio solidale” in Terra Santa potrà contattare l’ufficio “Medio Oriente” di Caritas italiana che, con Caritas Gerusalemme e con l’Associazione Terra Santa, offrirà un supporto tecnico per la definizione dell’itinerario e l’organizzazione degli incontri.

AUTORE: Daniele Rocchi