Parliamo d’altro

Dopo un’indigestione di discorsi elettorali, viene spontaneo di parlare d’altro. Ma, nonostante gli sforzi nessuno ci riesce. La politica ci pervade e ci coinvolge. E se noi non ci interessiamo di lei, lei si interessa di noi, secondo i suoi fini, portandoci anche là dove non vorremmo. Tanto vale allora che le riserviamo ancora qualche pensiero. Il primo è riservato all’Europa. Sono venticinque Paesi che esprimono il loro voto per eleggere il Parlamento che rappresenterà il volto del continente, farà delle leggi, esprimerà valutazioni e orientamenti che daranno spazio e fondamento a valori culturali, etici e di civiltà. La scelta dei candidati pertanto dovrà essere di tipo ideale, nella quale ognuno può esprimere la propria identità. Un voto di civiltà, altamente politico, nel senso di dare forza e visibilità, tra le anime che si agitano in Europa, a quella che corrisponde al proprio modo di pensare e di sentire. Si dovrà scegliere tra l’anima socialista, liberale, cattolica, riformista, estremista di destra o di sinistra, verde. Il sistema di votazione consente questa possibilità e permette anche di potersi contare a coloro che nei raggruppamenti del duopolio italiano si sentono frustrati e appiattiti su aggregazioni composite e confuse. L’altro pensiero va alle amministrative provinciali, comunali e circoscrizionali. In questo caso rimangono in piedi i temi generali della politica che ha in mano scelte che incidono sul modello di cultura e di civiltà, soprattutto quando si tratta di liste molto caratterizzate ideologicamente. Ma nell’ambito amministrativo il criterio è soprattutto quello di privilegiare l’onestà, la competenza, la capacità, il buon senso, la disponibilità e il disinteresse delle singole persone. Ve ne sono certamente molte che hanno queste qualità e sarà doloroso non poter scegliere tutte le persone che si stimano e che spesso sono anche amici. Ma è così, non ci si può arrendere, come l’asino di Buridano che non sapendo quale di due fosse il fascio di fieno più fresco finì per morire di fame. C’è da considerare anche i programmi che i candidati propongono, ma spesso questi si equivalgono nelle linee generali e si deve scegliere chi è maggiormente in grado di realizzarli. Tutti promettono più sicurezza, lotta alla criminalità, sostegno all’occupazione, soluzione del problema del traffico, aiuto ai cittadini più bisognosi. Ci possiamo sempre domandare chi ha credibilità e chi è più sinceramente convinto di uno o dell’altro punto del programma. Tra l’altro le amministrazioni in una provincia e in una città o paese hanno una storia e da questa storia si possono trarre delle valutazioni. Ci può essere il caso in cui è meglio cambiare e altri in cui è meglio continuare il lavoro se ben iniziato. È tutto opinabile. Non ci sono dogmi, se non la salvaguardia dei principi etici in cui si crede. Chi avesse nel programma scelte che contrastino alla coscienza di un credente, ad esempio, non potrà certo contare sul suo voto. Quello che comunque è da evitare è la rissa, i toni eccessivi. Non siamo nel ’48, quando si correva ad attaccare i manifesti anche di notte e si portavano vecchi e malati in barella a votare. Oggi non corre più nessuno, solo i candidati.

AUTORE: Elio Bromuri