Per la società globale andrà valorizzato il modello cristiano

Acli: a Perugia l’Incontro nazionale di studi dedicato a immigrati, lavoratori “atipici”, donna e famiglia

Si svolge in questi giorni a Perugia il seminario nazionale di studi delle Acli sui temi della cittadinanza e dei diritti civili. Ne parliamo con il presidente nazionale Andrea Olivero. Il convegno di studi si intitola “Cittadini in-compiuti”. Chi sono i cittadini in-compiuti e perché? “Chi viene lasciato fuori dallo spazio dei diritti e dalla possibilità di partecipare alla vita civile, economica e politica è un cittadino in-compiuto. Gli immigrati, dunque, per i quali chiediamo venga dimezzato da 10 a 5 anni il tempo necessario per poter richiedere la cittadinanza italiana, e i loro bimbi nati nel nostro Paese, che dovrebbero poter essere considerati italiani alla nascita. Ma anche i lavoratori cosiddetti ‘atipici’, per i quali non valgono i diritti che valgono per gli altri; le donne, cui è di fatto impedito in molte regioni d’Italia l’accesso al lavoro; le famiglie stesse, ‘utilizzate’ come ammortizzatore sociale ma non riconosciute e sostenute adeguatamente nella loro funzione. Il fatto è che una cittadinanza inefficace, incompiuta, alla lunga corrode la coesione sociale. Questo è il grande rischio, soprattutto per il futuro”. C’è anche un problema “culturale” legato al mancato riconoscimento dell’identità italiana, nello specifico della sua identità cristiana? “Certamente sì, basti pensare alle polemiche sui festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Per questo, a chi teme l’allargamento della cittadinanza italiana, dico che il problema non sono gli stranieri, ma il riconoscimento dei valori comuni. La storia d’Italia è una storia di accoglienza, di inclusione e di accettazione delle differenze, pur tra luci e ombre ovviamente. Disconoscere questi valori significa disconoscere la storia e l’identità italiana. Si può leggere in questo senso anche lo scontro delle ultime settimane tra la Lega e la Chiesa sui ‘clandestini’. Tra chi gioisce per i respingimenti e chi invita alla pietà dell’accoglienza, è certamente quest’ultimo a difendere l’identità italiana e cristiana in particolare”. A proposito dell’estensione della cittadinanza. Non è un’utopia la “città globale” di cui parlate nel sottotitolo al convegno? “Ma la città globale è già qui! Basta salire su un autobus cittadino per rendersene conto. Globale è poi l’informazione, per non parlare dell’economia. Il problema è che non abbiamo ancora un modello di cittadinanza adeguato a questa nuova realtà. Di questo vogliamo parlare a Perugia”.E l’impegno politico? Come vivono le Acli il disagio dei cattolici in politica tra dispersione, irrilevanza e compromesso? “Abbiamo sollevato questo problema quando ancora in Italia esisteva un grande partito di riferimento per i cattolici, la Democrazia cristiana. Da allora abbiamo sempre lavorato per promuovere l’impegno sociale e politico dei laici cristiani, rivendicando uno spazio pubblico per l’espressione della fede, restando ugualmente appassionati al dialogo e al confronto, secondo un’idea di laicità moderna e aperta”. Qual è oggi lo stato di salute delle Acli in generale e in Umbria? “Con quasi un milione di iscritti, le Acli rappresentano indubbiamente ancora oggi una delle realtà più grandi e significative dell’associazionismo italiano. Ma i numeri non bastano a spiegare la realtà di un’associazione che sta vivendo un’importante fase di passaggio. Dal dopoguerra ad oggi le forme dello stare insieme, del fare comunità, sono cambiate e vanno cambiando radicalmente. Alcune esperienze del passato si esauriscono, altre nuove si aprono. Proprio a Perugia, nei giorni dell’Incontro nazionale di studi, aprirà un Punto Famiglia, dedicato all’integrazione multi-etnica delle famiglie immigrate. Ecco, proprio i Punti Famiglia sono un esempio di come le Acli si stiano riorganizzando sul territorio per venire incontro alle nuove esigenze di socialità e solidarietà delle famiglie”. Quali sono i settori trainanti della vostra attività? “Il cuore dell’attività delle Acli resta e resterà l’animazione sociale: costruire legami di amicizia e solidarietà tra le persone. Contemporaneamente si è sviluppata sempre più in questi anni l’attività dei servizi di assistenza alle persone: lavoratori, famiglie, immigrati. Il tentativo di dare concretezza al nostro stare tra la gente, fornendo risposte ai bisogni di coloro che incontriamo”. Perché le scelta di Perugia e dell’Umbria? “C’è innanzitutto un legame storico. Si tenne infatti a Perugia nel lontano 1952 il primo di questa serie di appuntamenti di studio organizzati dalle Acli. E poi l’Umbria è tra le regioni italiane che meglio conoscono, per tradizione, e direi quasi vocazione, il valore inestimabile del fare comunità”.

AUTORE: Marta Ginettelli