Per restare sul territorio cosa serve? Sinergie, ovvero energia e infrastrutture

Intervista alla dirigenza della TK di Terni

Dopo il parere di Adriano Garofoli, imprenditore e presidente degli industriali dell’Umbria, di Lucia Rossi, segretaria provinciale della Cgil di Terni, sulla questione della presenza delle multinazionali in Umbria abbiamo sentito anche la direzione della Thyssenkrupp, la più grande multinazionale del ternano, che ha rilevato la storica società di Terni nel campo della produzione dell’acciaio. Nel momento di decidere se avviare o no un’attività economica e quindi di insediarsi in un determinato territorio quali sono le condizioni di carattere politico, tecnico, di mercato ed altro, che vengono prese in considerazioni da una multinazionale? ‘Una multinazionale opera in molte nazioni, pertanto, quando decide di impegnarsi e di investire, lo fa secondo criteri che rispondano al miglior rendimento del capitale investito, vale a dire in termini di rifornimento delle materie prime, di logistica, di qualità, di costo del lavoro e, non ultimo, di mercato. Questi ed altri fattori, come ad esempio il regime fiscale, sono valutati con attenzione prima di decidere. In ogni caso, il tutto risponde ad esigenze di efficienza, di ottimizzazione e di miglioramento’. Si avanza il sospetto che le multinazionali siano sensibili solo al loro profitto e per niente sensibili, invece, alle sorti del territorio nel quale operano. Cosa c’è di vero in questo sospetto che poi si accompagna ad una preoccupazione permanente degli abitanti del posto per il loro futuro? ‘È vero che, come già detto, per la multinazionale è fondamentale essere concorrenziale con i suoi investimenti, per competere e vincere nel sistema globale, ma è anche vero che se la multinazionale crede in tutte le componenti di un’azienda e in tutte le sue possibili potenzialità, decidendo di investire ingenti risorse finanziarie, sceglie anche di radicarsi sul territorio in cui opera, per contribuire, insieme agli altri attori, ognuno per il proprio ruolo, al consolidamento e al futuro di quella realtà aziendale, dei suoi collaboratori e, quindi, del comprensorio di riferimento. Nel caso specifico ThyssenKrupp e la Acciai Speciali Terni in particolare, hanno sempre onorato gli impegni presi verso i propri collaboratori, anche in situazioni di ristrutturazioni o riorganizzazioni’. A quali condizioni si potrebbero dare certezze sia alle multinazionali per il raggiungimento del loro interesse economico e sia alle richieste di sicurezze delle persone che lavorano? ‘È necessario che vi siano delle sinergie: da un lato la ThyssenKrupp Acciai Speciali Terni fa la sua parte con iniziative concrete e investimenti di rilievo che riguardano la ricerca, le nuove tecnologie impiantistiche, la qualità del prodotto, la formazione e qualificazione del personale, la sicurezza del lavoratore, la tutela dell’ambiente interno ed esterno, con obiettivi di miglioramento continuo; dall’altro lato, le Istituzioni territoriali dovrebbero sempre impegnarsi a creare condizioni localizzative di favore (energia, infrastrutture ed altro), concernenti la loro precipua competenza, per tutte le realtà industriali del comprensorio. Questa collaborazione, unita agli sforzi e all’impegno di tutti, offre già una solida base per un’ulteriore crescita della Società e di tutta l’area in cui essa opera. Con i buoni risultati si vincono le sfide, si assicurano gli investimenti, si dà futuro all’azienda’. IL PUNTO Se da quanto detto dal rappresentante della direzione della Thyssenkrupp risulta chiaro che una multinazionale non esclude un radicamento nel territorio e quindi la cura del futuro delle persone che vi abitano è altrettanto chiaro che l’elemento profitto è di assoluta rilevanza. È giusto che un’azienda, di qualsiasi dimensione sia, si preoccupi di fare profitto; il profitto però può essere 1 oppure 100: c’è la possibilità di scegliere il profitto 1 ed essere soddisfatti di questo anziché inseguire il profitto 100 quando questo significa creare disagi e peggio ancora in un territorio perché si porta via una lavorazione? In altre parole solo la massimizzazione del profitto può essere la regola? Nel modo di intendere il profitto non si sono inseriti elementi di disumanizzazione?

AUTORE: Gianni Colasanti