Per tre volte ho detto al Santo Padre ‘Eccomi’

Mons. Gualtiero Bassetti si 'confessa' con La Voce. Prima intervista del nuovo vescovo di Perugia - Città della Pieve

‘Carissimi sacerdoti, come tante volte ho chiesto il vostro sì e la vostra disponibilità a cambiare così ora è giunto per me il momento di salire su un’altra ‘barca”. Ancora una volta il Santo Padre mi ha detto ‘lascia la tua amata Chiesa di Arezzo – Cortona – Sansepolcro, perché Perugia – Città della Pieve ti aspetta”. Ci legge queste parole, mons. Gualtiero Bassetti, quando, nella sua prima intervista ad un giornale umbro, gli chiediamo come ha accolto la notizia della sua nomina a vescovo della diocesi del capoluogo umbro. È l’inizio della lettera ai preti che sta per lasciare. ‘Esprime lo stato d’animo con cui ho accolto la decisione del Papa’, ci dice, e aggiunge ‘ecco, io ho detto il mio sì e ho dato ancora una volta la mia disponibilità a servire la Chiesa, perché questo è il compito del Vescovo, che è padre, pastore e sposo della Chiesa che gli viene affidata dal Santo Padre’. Poi aggiunge. ‘Nella lettera che ho scritto al Santo Padre ho detto ‘Rispondo volentieri il mio eccomi anche se le mie braccia sono meno vigorose di undici anni fa, quando dissi lo stesso ‘eccomi’ per Arezzo- Cortona – Sansepolcro, ma il cuore rimane invariato nel dire sì al Signore che chiama’. Perugia è la terza diocesi affidata a mons. Bassetti. Per la seconda volta deve lasciare una comunità che ha imparato a conoscere e amare, per la terza volta deve ricominciare a conoscere e amare. È passato da una piccola ad una grande diocesi come Arezzo, la seconda in Italia per territorio e per abitanti. Ora torna in una diocesi più piccola (circa metà degli abitanti), ma con una responsabilità da Arcivescovo che va oltre i confini diocesani per estendersi sulle diocesi suffraganee di Città di Castello, Foligno, Assisi e Gubbio. Un compito che non lo spaventa. Anzi. Arezzo e Perugia, nota mons. Bassetti, sono due diocesi con importanti presenze francescane e, ‘confesso che mi sono innamorato dell’ideale di Francesco fin da quando sono entrato in seminario, a 14 anni e ho voluto essere terziario francescano’. Andare in diocesi di Arezzo, con La Verna e tanti altri luoghi francescani, lo riempì di gioia, ‘ora poter venire in Umbria – confessa – lo vedo anche un po’ come un compimento di questa mia vocazione francescana!’. Il suo cammino da vescovo è iniziato l’8 settembre del 1994, con la nomina a vescovo di Massa Marittima – Piombino. ‘Per me era una novità totale andare in terra di Maremma, che non conoscevo. A Firenze avevamo da poco finito il Sinodo e il Cardinale m’aveva fatto vicario generale e m’aveva detto ‘ora aiuterai me a portare a compimento il Sinodo che abbiamo fatto’, ma poi arrivò questa chiamata del Santo Padre. Io di tutto mi intendevo fuorché di minatori, di acciaierie, di crisi strutturali, come avvenne in quel tempo, di pescatori! Conoscevo la spiritualità perchè avevo fatto il rettore del Seminario, ma pochissimo i problemi del lavoro. Mi buttai così come potevo perché quella era la terra che Dio mi aveva indicato e dove voleva che io lavorassi’. Il 3 novembre del 1998 il Nunzio apostolico gli comunica che il Santo Padre lo ha scelto per Arezzo, dopo Firenze la diocesi più grande e impegnativa della Toscana e la più grande in Italia per estensione territoriale. Non solo. Otto anni fa il Papa lo chiama ancora e chiedendogli di fare il delegato per i Seminari d’Italia. ‘Sono abbastanza allenato ad ascoltare la voce del Signore che ogni tanto mi dice ‘duc in altum e vai verso la terra che io ti indicherò’, e ora mi ha indicato la terra di Perugia Città della Pieve’ commenta Bassetti. Non sarà, questa volta, un viaggio per terre sconosciute: da Cortona vede il lago Trasimeno che lo fa pensare al lago di Tiberiade, e poi le situazioni sociali e culturali delle due diocesi non sono così diverse. Dalla Toscana, o meglio da Firenze, mons Bassetti si porta una storia, la storia della sua vita che incrocia grandi personaggi come Giorgio La Pira, don Lorenzo Milani, don Divo Barsotti, don Giuseppe Dossetti. Li cita spesso, non come uno che ha letto cos’hanno scritto ma come uno che ha sentito cosa dicevano e visto come vivevano. Entra nel seminario minore di Firenze nel 1956, a 14 anni. ‘Erano gli anni di La Pira, Barsotti, del cardinale Dalla Costa’ in quel tempo a Firenze v’era una fioritura di pensiero e di proposte cristiane’. Don Milani, morto un anno dopo che è diventato sacerdote, l’ha incontrato diverse volte, don Barsotti, insegnava in seminario, La Pira ‘veniva a raccontarci dell’incontro che aveva avuto con i sindaci di tutto il mondo o degli incontri con Krushev’. Il racconto si fa accorato, corre con impeto tra i ricordi e conclude ‘Era una Firenze bella, di prima del Concilio e degli anni del Concilio, che certamente ha contribuito a determinare la mia formazione e la mia personalità!’. Tempi molto diversi da oggi, ma cosa hanno ancora da dire questi personaggi al mondo e alla Chiesa del nostro tempo segnati dalla paura più che dalla speranza del futuro? ‘Se si volesse imitare don Milani oggi sarebbe impossibile’ risponde mons. Bassetti e per spiegarne l’attualità racconta un episodio. Quando Paolo VI concesse di poter togliere la tonaca don Milani disse ‘Non mi leverò mai di dosso questo straccio nero perchè è la mia contestazione nei confronti di un mondo che rinnega Cristo, il Vangelo e i poveri. Era il suo modo di essere prete, aperto al pensiero di essere dalla parte di Cristo, del vangelo e dei poveri’. ‘Quello che rimane – conclude mons. Bassetti con un raccontare che esprime ciò di cui sta parlando – è la passione dell’essere prete, la sua dedizione totale al Vangelo, l’andare contro ogni ipocrisia’. A Perugia troverà l’Università, anzi due Atenei frequentati da migliaia di giovani. La cultura, dice, ‘è uno dei punti che mi stanno a cuore e vedo con molto piacere che voi nel Sinodo questo aspetto lo affrontate doppiamente quando parlate di giovani ‘risorsa e speranza’ e poi della cultura cristiana ‘sintesi tra verità e amore”. ‘I nostri giovani – aggiunge – hanno bisogno di adulti capaci di proporre principi e valori, hanno bisogno di persone che sappiano insegnare con la vita ancor prima che con le parole a spendersi per grandi ideali, di maestri che vivono e mettono in pratica quello che annunciano’. Il discorso passa sul grande tema delle vocazioni. ‘Il mistero della vocazione non finisce mai di stupirmi. Ho fatto per 22 anni il rettore di seminario, ho promosso al sacerdozio 107 alunni, però non ho mai finito di stupirmi nel vedere che la vocazione è come la persona, unica e irripetibile! Ci sono delle costanti, ma veramente ogni persona ha la sua storia, l’impronta personale che il Signore ama profondamente’. Dalla vocazione alla famiglia il passo è breve. ‘È importante il ruolo della famiglia nella vocazione di un figlio al sacerdozio, ed è per questo che all’interno delle nostre famiglie abbiamo veramente bisogno di genitori, di adulti che siano testimoni della bellezza del credere, abbiamo bisogno di padri e di madri aperti alla vita e al dono di sé, di sposi e di spose che celebrino l’amore umano benedetto da Dio, perché è in queste famiglie che possono sbocciare vocazioni al sacerdozio e di speciale consacrazione’. E anche qui cita il Sinodo di Perugia il quale, nota con piacere, parla di ‘famiglia piccola Chiesa domestica’. Le sue priorità pastorali? Cita ancora il Sinodo. ‘Mi sembra che le abbia colte’. E aggiunge che anche nei dieci anni passati nella diocesi che sta per lasciare i programmi pastorali sono stati sempre attorno a queste grandi tematiche affrontate anche dal Sinodo: evangelizzazione, grazia e vocazioni nella Chiesa, famiglia, presbiteri, giovani, cultura. ‘Queste – conclude – sono anche le tematiche su cui svilupperemo la nostra pastorale’. E del nostro settimanale cattolico apprezza la formula, il fare conoscere le diocesi umbre, rendendole anche così ancor più ‘sorelle’. Maria Rita ValliIl 4 ottobre l’ingresso in diocesi. Una delegazione di preti l’ha incontrato ad ArezzoIl primo contatto con la diocesi della quale è stato chiamato ad essere Vescovo mons. Gualtiero Bassetti lo ha avuto lunedì mattina. Nell’episcopio di Arezzo ha ricevuto la delegazione di preti della diocesi di Perugia – Città della Pieve guidata dal Delegato ad omnia don Pietro Ortica e formata dai Consultori, il segretario del Consiglio presbiterale, il Rettore del Seminario diocesano, il Moderatore di curia e il rappresentante della zona pastorale di Città della Pieve. Si è trattato di un primo incontro nel quale non sono ancora stati definiti i particolari dell’ingresso in diocesi che avverrà il 4 ottobre, pomeriggio. ‘Mons Bassetti ci ha chiesto notizie della diocesi: quanto è grande, quanti abitanti e parocchie, preti e religiosi. Si è informato sulle realtà laicali come associazioni e movimenti, e ci ha chiesto notizie anche del Sinodo’ ha detto don Ortica. Mons Bassetti ha parlato e si è interessato a ciascuno dei presenti, ed ha molto apprezzato il dono ricevuto: una riproduzione della Madonna delle Grazie, immagine da secoli venerata nella cattedrale di Perugia.