Per un cuore

Stavano trasportando da Roma a Cagliari in un piccolo aereo, un cuore per un trapianto urgente. Avevano fretta e hanno improvvisamente cambiato rotta scegliendo un tragitto più breve. In questi casi guadagnare anche qualche minuto può essere decisivo per la riuscita dell’operazione. Non hanno ben calcolato l’altezza e si sono schiantati contro il monte. Erano un’équipe affiatata e coraggiosa che aveva fatto altre missioni del genere. Sei morti per salvare una vita. Tra loro il primario di cardiochirurgia Alessandro Ricchi. Una notizia che ha destato dolore e ammirazione per uomini coraggiosi che alcuni chiamano eroi al servizio della vita e fanno pensare, per contrasto, a coloro che in mille tragici modi si pongono al servizio della morte. È già passata l’ondata di sdegno che ha provocato la denuncia fatta da alcune suore, a rischio della vita, secondo le quali in Mozambico vengono rapiti dei bambini ai quali vengono espiantati organi da trapiantare in malati disposti a pagare alti prezzi. O altri bambini (più di ventimila) rapiti, addestrati e arruolati nell’esercito banditesco, denominato sacrilegamente ‘del Signore’, spinti a compiere stragi atroci in Uganda (vedi articolo a p.7), o i bambini considerati stregoni ed espulsi dalla famiglia e dal villaggio in Angola, sotto l’influsso dell’ignoranza e di vecchi tabù. Per non parlare dei bambini che sono sfruttati sessualmente in molti Paesi dell’ Oriente e dell’Occidente. Una notizia positiva che fa esaltare la bontà e la generosità di alcune nobili persone, non riesce nel nostro immaginario a cancellare la barbara e crudele violenza che sembra diffusa a dismisura nel nostro mondo. Possiamo pensare che tali cose sono lontane, magari in quel continente che sembra abbandonato da Dio e dagli uomini che è l’Africa, con le sue continue guerre tribali e i suoi milioni di malati di Aids. Ma nel mondo globalizzato, di quel globalismo solidale che i sostenitori del mercato capitalistico considerano il sistema del futuro, si dovrebbero trovare mezzi e percorsi capaci di frenare la corsa all’eccesso di male, almeno all’eccesso, provocato da coloro che incarnano una diabolica disumanità, che si chiamino mandati dal Signore o votati al martirio islamico o semplicemente schiavi degli idoli del potere, della razza o dello Stato. La nostra società occidentale sembra dominata da una specie di sindrome ‘pilatesca’, pronta a tirarsi fuori e a lavarsi le mani, facendo ricadere su altri la responsabilità di quanto succede nel mondo, tra una partita di campionato e una di coppa con relativi commenti e suggerimenti. Se ognuno, e certamente non solo i politici, anche se essi più degli altri, a imitazione dei missionari e dei sei caduti di Cagliari, si facessero carico di un cuore da donare a chi aspetta per riprendere a vivere, il mondo potrebbe essere diverso. Intanto, però, se seguiamo i programmi televisivi, possiamo dilettarci osservando (inorriditi) la complessa operazione chirurgica volta a svuotare di grasso eccedente le natiche di una giovane donna, felice di soffrire per l’idolo del gluteo esteticamente corretto, in nome del bisturi onnipotente di cui somma sacerdotessa è la ostentatamente cattolica Irene Pivetti spalla a spalla con la maschera Platinet. Non c’è che piangere o ridere, a scelta.

AUTORE: Elio Bromuri