di M. D.
È stato il cardinale Gualtiero Bassetti a officiare in cattedrale, sabato 22 luglio, il rito del funerale di Franco Venanti, il celebre pittore perugino, uomo di vasta cultura, scomparso improvvisamente la notte tra giovedì e venerdì scorso all’età di 93 anni. Morte improvvisa dopo giorni, come al solito intensi, avendo appena concluso la sua mostra a Deruta e poche ore dopo aver trasmesso in rete un messaggio di cordoglio per la immatura morte di Francesco Calabrese, già assessore del Comune di Perugia al quale era legato.
È stato personaggio perugino a tutto tondo, perché alla pittura ha sempre coniugato la scrittura, la cultura storica e la passione civile. Pittore figurativo con venature anche surreali, le sue figure femminili alla Belle Epoque, spesso fra pittura e disegno, costituiscono un marchio indelebile della sua arte che, in realtà, ha sperimentato nel tempo in altri linguaggi, come quando inventò l’entropia nell’arte e più di recente si avventurò nell’arte digitale.
Per la scrittura e la storia della città, è stato fondatore con Gerardo Dottori del Bonazzi, un cenacolo di cultura che ha tenuto sempre vivo con iniziative di spessore, e poi le sue numerose pubblicazioni, alcune datate, con brani di storia perugina contemporanea gustosi e sapienti. Quanto alla passione civile, Venanti è stato anche consigliere comunale, ma la sua vis polemica non resse più di tanto al chiacchiericcio dei politici. Così come non resse mai il suo approccio con le regole del mercato dell’arte che si costruì da solo.
Siamo tutti più poveri.
Ciao grande Maestro è grande Uomo.
Perugia ti avrà sempre nel cuore.
Tfa Nadia