Pietralunga. Rinascita post-mafia

La grande Storia italiana accanto alle storie più piccole, ma comunque importanti, vicine a casa nostra. Nel giorno della commemorazione della strage di via D’Amelio a Palermo, 31 anni dopo l’attentato mafioso al giudice Paolo Borsellino e agli agenti della sua scorta, anche l’Umbria taglia un nastro importante, lontano da troppe formalità e con grande concretezza.

Fa una certa impressione sapere che a Pietralunga, paesino tranquillo tra Città di Castello e Gubbio, erano arrivati i tentacoli della cosca ’ndranghetista De Stefano, considerata una delle più potenti e influenti della Calabria, con interessi ben al di fuori dei confini regionali e nazionali. I procedimenti giudiziari che hanno coinvolto le famiglie Tegano e Tripodo hanno portato anche alla confisca di beni di loro proprietà tra le colline dell’Umbria settentrionale.

L’inaugurazione di un ostello della legalità

Ora, dopo ben quindici anni dall’inizio della vicenda, l’inaugurazione di un vero e proprio ostello della legalità riaccende i riflettori sulla storia e segna un nuovo inizio. L’ex complesso conventuale di Sant’Agostino, nel centro storico pietralunghese, sarà ora a disposizione della comunità, come il casolare e i 95 ettari dell’azienda agraria Col della Pila, a poca distanza dal borgo. Un fondo abbandonato a se stesso sul quale – negli ultimi anni – i volontari dell’associazione Libera hanno già organizzato campi di lavoro. Insieme a loro, in prima linea nel rivitalizzare questi patrimoni ci sarà la cooperativa sociale “Paneolio”, che intende rilanciare le attività per dare lavoro a soggetti svantaggiati e valorizzare il territorio e le sue produzioni agricole tipiche.

La speranza è quella di convertire i frutti del “male” mafioso in qualcosa che farà del bene a tutti. Certo, la giornata inaugurale dedicata ai beni confiscati e recuperati ha sollevato anche alcune riflessioni. Quello di Pietralunga (lo stesso vale per un palazzo nel centro di Acquasparta) è stato un percorso complesso e tortuoso, frutto di una legislazione specifica che va migliorata e aggiornata.

Poi, la carta vincente in questa vicenda è stata l’alleanza tra forze dell’ordine, magistratura, istituzioni locali, associazioni e cooperazione. Infine, sarebbe utile prevedere risorse pubbliche da destinare a progetti di rilancio di questi beni confiscati, anche per evitare che tornino in mani sbagliate, come già accaduto.

Un ultimo pensiero: luoghi e progetti come quello di Pietralunga sono “aule” eccezionali dove i nostri giovani possono sperimentare responsabilità e cittadinanza attiva. Dunque, sono occasioni preziose da non sprecare, e che ciascuno di noi dovrebbe sentire un po’ anche “sue”.

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