Pirateria sociale

I radicali festeggiano. Hanno messo a segno un altro punto nella loro strategia di diffondere per via ‘comunale’ una specie di legislazione che riconosce diritti alle coppie di fatto. Un colpo di mano vero e proprio rispetto alle istituzioni, attraverso registri apparentemente innocenti che dicono solo chi è unito con un altra persona, non importa chi e come, come pare a loro due, senza che nessuno vi ficchi il naso e non chiedono nulla per ora, solo di esserci, di essere scritti da qualche parte negli uffici comunali. Chi potrebbe negare una cosa del genere, così discreta inutile e insignificante? E molti inesperti e ingenui si meravigliano che qualcuno possa dirsi contrario e possa fare delle obiezioni. Coloro che sono contrari sono considerati dei sorpassati, dei tradizionalisti conservatori, e così via. E intanto da un comune all’altro, piano piano a macchia d’olio si espande questa storia dei registri della coppie di fatto che ad un certo punto saranno tirati fuori, contati e sbandierati davanti all’opinione pubblica per dire: signori, siamo una minoranza importante, diffusa in tutto il territorio italiano, vogliamo essere contati e riconosciuti con tutti i diritti delle famiglie vere e proprie. E così sarà svuotata di significato la famiglia, quella formata da un uomo e una donna che hanno contratto matrimonio davanti al prete o al sindaco, come è detto nella Costituzione italiana, e che si impegnano ad osservare quegli articoli del codice civile che riguardano appunto il matrimonio e la famiglia. In questo processo c’è una questione di merito e una di metodo. Una di merito è la questione ‘matrimonio e famiglia’ che è delicata, ampia e profonda e sulla quale abbiamo detto molto e da sempre. Smantellare la famiglia oggi nella società complessa e disgregata, in un trapasso di civiltà con tensioni che coinvolgono in modo devastante bambini e giovani, è una operazione di pirateria sociale. La questione di metodo è che in una materia come questa che cambia la struttura della nostra società la via dei consigli comunali sembra un colpo basso alle istituzioni, un calcio alla Costituzione italiana, un’ipocrita scorciatoia per salvaguardare la libertà di alcune persone prive di senso civico, degna di comitati rivoluzionari provvisori. Se si vuol cambiare l’assetto della società cambiando la struttura familiare e cambiando o abolendo del tutto l’istituto matrimoniale, sarà ben giusto che vi siano delle procedure adeguate che interpellino la maggioranza degli italiani sulla questione specifica e in modo chiaro. I consigli comunali sono stati eletti per ben diverse mansioni e occupazioni. In tutto questo c’è anche la cosa buffa,qualche cattolico che non sapendo che pesci prendere si attacca a fragili distinzioni per cui da una parte è contrario e dall’altra vota a favore. Un perfetto esempio di coerenza!