Popolo in marcia verso Roma e Assisi

l’editoriale

Semplice, spontanea e forte testimonianza di affetto, attestazione di vicinanza verso Benedetto XVI. Questo è il senso dell’iniziativa presa dalle aggregazioni laicali per domenica 16 maggio. Si va con tutti i mezzi, e sarà un’alluvione di gente. Un moto dell’anima, senza una programmazione e un’agenda di lavoro. Solo per recitare il Regina coeli con il Papa. Naturalmente non è fuori dal contesto dell’attuale situazione di una Chiesa messa pesantemente sotto accusa, che ha amareggiato tutti i suoi membri a cominciare da Benedetto XVI. Il Papa, in questa storia, si è mostrato di una acutissima sensibilità, estrema nelle ritornanti, sofferte dichiarazioni, per il male compiuto dai suoi preti e per la violenza subita dalle vittime. A Roma le folle vanno sempre, senza interruzione; questa volta vanno per un moto del cuore, un bisogno che non ha appesantito i programmi pastorali, né ha subìto complesse organizzazioni. Si è detto: “Andiamo dal Papa”. L’idea è partita dalla Consulta delle aggregazioni laicali, che raduna 77 associazioni, gruppi e movimenti, con un invito reso noto il 14 aprile, nel quale si dice di “stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come figli con il padre, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera”. Molti che non potranno andare invieranno un sms con scritto “sono con te”. Sarà un grande segno di unità e comunione ecclesiale nella forma più spontanea e popolare. Scrivendo ciò da Perugia viene spontaneo collegare questo evento con quello del popolo pacifista in marcia da Perugia ad Assisi. Senza fare confusioni: le due iniziative sono tra loro molto diverse per molteplici ragioni che non stiamo ad elencare, tanto sono evidenti. Ciò che ci sembra comune e simile nei due avvenimenti è il popolo, la gente, le persone singole o in comitiva, che si muove per qualcosa di positivo, che vuol dire la propria, vuol mostrare da che parte sta e cosa gli sta a cuore. È quella parte della popolazione che mostra stanchezza di dover solo ascoltare, osservare e subire; e fa qualcosa che ritiene possibile e utile. Un tempo (chi ha buona memoria se lo ricorderà) le due iniziative si sarebbero considerate l’una opposta all’altra: due orientamenti sociali e politici, due popoli in lotta tra loro, due culture. Assisi non era tanto la patria di san Francesco e dei francescani, ma il simbolo riduttivo di una pace proclamata sotto un’arcigna Rocca, segno di potere e di forza. Oggi le cose sono cambiate, e anche ad Assisi si ode la voce di un Papa riconosciuto, non un alleato della Nato, ma il profeta della pace e dei diritti umani, oltre che il capo e padre di un miliardo e 200 milioni di cattolici (secondo l’Annuario statistico vaticano). Si leggerà, infatti, dalla loggetta della basilica di San Francesco un messaggio di Benedetto XVI, come è avvenuto nella precedente Marcia. Camminare, viaggiare, marciare sono azioni simboliche, utili per manifestare pensieri e desideri, segnali di una volontà propositiva. Per i credenti sono atti di devozione, se sono accompagnati da sentimenti sinceri e autentici di bene, come forme di preghiera concreta. Rimane da tradurre tutto ciò in stili di vita e comportamenti coerenti, che certamente non mancano nella maggior parte di coloro che domenica saranno in cammino.

AUTORE: di Elio Bromuri