Presto Orvieto vedrà riaperto il Museo dell’Opera del Duomo

Elaborate le linee guida di un progetto generale di allestimento del materiale conservato

La notizia è stata diffusa in questi giorni con larga tiratura. Orvieto riavrà presto il museo dell’Opera del Duomo. Usciranno dal chiuso i capolavori d’arte che da sempre hanno costituito il tesoro della città e l’interesse di quanti, attratti dalla loro fama, non hanno esitato a salire sulla rupe e a mettersi alla loro ricerca. Purtroppo, ormai da molti anni, invano. Perché, nel 1989, smantellato il museo ottocentesco, aperto al pubblico nell’anno di grazia 1882, per lavori urgenti di restauro al palazzo Soliano, dove aveva dall’inizio la sua primitiva collocazione, in un enorme salone, con una distribuzione, fatta secondo comuni criteri d’accumulazione e di presentazione, si rese necessario l’allontanamento delle opere e la loro segregazione. ‘L’Opera del Duomo – ha così dichiarato l’attuale presidente, Aldo Mattioni – nella continuità con le scelte del precedente Consiglio d’amministrazione, nell’ambito del quale tale necessità è stata sollevata e definita, si è posta da tempo il problema di organizzare il nuovo museo, mai sottovalutando il rischio di una definizione che non interpretasse adeguatamente la complessità dell’impresa.La quale cosa l’attuale Amministrazione ha posto come priorità del proprio mandato.Grazie alla sensibilità e raffinata cultura del defunto presidente Romolo Tiberi – dice ancora Mattioni – il problema è stato discusso con alcuni esperti e, in modo più strettamente connesso, con Renato Bonelli, professore emerito della facoltà di Architettura dell’Università ‘La Sapienza’ di Roma, la cui competenza e prestigio hanno permesso di raggiungere un’intesa’. Sono state così elaborate le linee di risoluzione di uno Schema di progetto generale, ispirato ai principi della continuità storica e dell’unicità della rappresentazione museale, e firmato da autentici specialisti della materia, Sandro Benedetti, Arnaldo Bruschi, Vittorio Franchetti Pardo: un grande e significativo percorso museale nella storia religiosa, devozionale, artistica della città, per la realizzazione del quale si chiede ovviamente l’intesa unanime della comunità ed il sostegno dei competenti dicasteri governativi. A giorni saranno avviati i lavori del primo stralcio, relativo all’allestimento dei piani superiori dei palazzi papali. In particolare prenderà corpo la struttura espositiva progettata dall’arch. Sandro Benedetti: un’enorme ‘teca’ in legno, articolata su due piani ed inserita nell’area centrale del salone al piano superiore del palazzo Soliano o di Bonifacio VIII. Tale primo stralcio, pari a circa la metà del percorso espositivo, il presidente Mattioni si augura possa essere concluso in questo stesso anno per essere aperto al pubblico entro la prossima primavera. Il vescovo mons. Decio Lucio Grandoni ha voluto ovviamente esprimere la sua soddisfazione attraverso un intervento, apparso in contemporanea sull’Osservatore Romano di domenica 2 giugno, con l’annuncio ufficiale della notizia, che crediamo molto opportuno, a motivo del suo ispirante e chiarificante contenuto, riportare per intero per i nostri lettori, perché vi reca ‘la gioia della diocesi’.

AUTORE: M.P.