Preziosa e fragile

Qual è lo stato di salute della democrazia, in Italia e nel mondo? Il quesito è di attualità, perché in questo 2024 ci saranno elezioni importanti un po’ dappertutto: da quelle per il rinnovo del Parlamento europeo a quelle per la nomina del nuovo Presidente degli Stati Uniti, poi giù giù fino ai rinnovi di molte amministrazioni regionali. Tutte caratterizzate da un clima di polemiche rissose fra gli schieramenti e però, nello stesso tempo, anche da alti tassi di assenteismo; e non sono buoni segnali.

La democrazia è uno strumento delicato. Per funzionare ha bisogno di certe condizioni: che ciascuno degli elettori abbia quel tanto di conoscenze, informazioni e cultura che occorre per farsi una idea delle scelte che vanno fatte e degli effetti che da esse possono derivare; e che sia abbastanza maturo e coscienzioso per porsi, come obiettivo, il bene della collettività al di sopra dei suoi interessi egoistici e immediati.

Da questo punto di vista, la grande diffusione delle informazioni attraverso la stampa, la radio e la televisione è stata un grande progresso per la democrazia. Ma ora a questi grandi mezzi di comunicazione è subentrata, grazie all’informatica di massa, l’enorme circolazione di messaggi individuali attraversi i cosiddetti “social”. Questi ultimi dànno a tutti quelli che li frequentano l’illusione di possedere una informazione completa e veritiera praticamente su tutto, mentre in realtà non hanno alcun modo di discernere il vero (poco) dal falso (tanto). Gli effetti sono impressionanti.

Accade, per esempio, che quasi tutti quelli che in America, alle ultime elezioni, hanno votato Trump, ritengono verità accertata che quella volta i sostenitori di Biden abbiano falsificato i risultati; e di conseguenza approvano, o comunque giustificano, quelli che per protesta assaltarono la sede del Congresso (il parlamento americano). Mentre la verità è quella contraria, e cioè che non ci sono stati brogli, nessuno li ha potuti dimostrare realmente.

Con queste premesse, con quale fiducia si possono attendere le nuove elezioni presidenziali nel prossimo novembre? E se questo accade negli Stati Uniti – il primo grande Paese che ha avuto una costituzione moderna e democratica quando ancora in Europa c’erano le monarchie assolute e feudali – che possiamo aspettarci dal resto del mondo? La democrazia è un grande valore, ma per farla vivere ci vuole un serio impegno collettivo.

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