Progetto “Elena e Flora”: tante ragazze portate via dalla strada

Caritas e Istituto "Crispolti"

Periodicamente ci ritroviamo a scrivere degli articoli per far conoscere all’esterno le attività che la Caritas di Orvieto Todi porta avanti durante l’anno. In questo tempo di Quaresima abbiamo scelto di trattare di un argomento su cui da molto tempo non facevamo informazione esterna e questo perché si tratta di un argomento piuttosto delicato, intorno al quale non sempre è facile parlare. Stiamo parlando del “mondo della tratta” e della “riduzione in schiavitù”. Forse molte persone resteranno a dir poco meravigliate che ancora si parli di schiavitù o di tratta, argomenti dei quali si è sentito parlare a scuola e che si crede relegati in secoli ormai lontani. Ebbene oggi la tratta di esseri umani è ancora praticata ed in forme, com’è ovvio, sempre terribili. Esistono infatti potenti e ramificate organizzazioni criminali che organizzano nei paesi dell’est europeo e dell’africa centrale dei traffici, soprattutto di donne, che vengono comprate o ingannate con la promessa di un lavoro e portate nell’Europa occidentale, nei paesi ricchi del mondo, tra cui la nostra Italia, dove vengono costrette a prostituirsi. Un’indagine conoscitiva della Commissione Affari sociali della Camera, svolta nel 1999, calcolava in 25 mila le donne straniere costrette a prostituirsi in Italia: il 65% di loro lavorava in strada; il 29% in alberghi o night; il 6% riceveva i clienti in casa. Le aree di provenienza erano essenzialmente tre: Nigeria 59%; Albania 14%; ex-Jugoslavia 10%; altri paesi 17%. A tre anni di distanza si calcola che le presenze potrebbero essere grosso modo invariate, la composizione è però diversa essendo le donne albanesi in gran parte sostituite da quelle provenienti dall’Est Europa: Moldavia, Ucraina e soprattutto Romania. Ogni anno ci sono 20 omicidi ufficiali di donne che si prostituivano, vittime di maniaci o, più spesso, di chi controlla il traffico e che intende dare una lezione a chi cerca di sottrarsi alle regole. Alcuni potranno pensare che le donne che ogni tanto si scorgono lungo le strade, in Umbria sono decisamente numerose, stiano lì consenzienti a fare un lavoro come un altro. Non c’è niente di più falso. Se pure esiste un bassa percentuale di donne colluse con i propri sfruttatori, la quasi totalità di costoro sono state condotte in Italia contro la propria volontà o quanto meno per motivi ben diversi dalla triste realtà che hanno dovuto subire. Quello che diciamo non è il frutto di studi o di letture, la Caritas diocesana dà infatti un contributo importante e concreto per salvare da un destino così devastante tante ragazze, di cui non possiamo fare nomi e non possiamo dire dove vengono ospitate, possiamo dirvi questo però: guardate in faccia le vostre figlie, le vostre sorelle, le vostre amiche, fissatevi nella mente i volti delle donne che fanno parte della vostra vita e che amate; ora pensate che donne come loro, in paesi poverissimi, dove miseria e morte sono strettamente unite, siano vendute dalle loro famiglie, per ignoranza, per grettezza o più semplicemente per disperazione, oppure pensate che per gli stessi motivi siano disposte a seguire degli uomini abbietti ma che gli prospettano il miraggio di una vita migliore. Ebbene queste donne, giunte in Italia, per prima cosa vengono picchiate e violentate ripetutamente e poi gettate nelle strade a vendere il proprio corpo e a dare il ricavato a criminali che poi lo reinvestono in altre azioni criminali. La Caritas e l’Istituto Crispolti, nell’ambito di un progetto chiamato “Elena e Flora”, hanno aiutato nel 2002, ventidue di queste donne a ricostruirsi una vita, a denunciare i propri sfruttatori e a riconquistare libertà e dignità. Si è trattato di un lavoro difficile ed impegnativo, che tra gli altri frutti ha avuto quello di convertire il cuore di coloro che ci si sono impegnati ad una vita più essenziale più centrata sulle cose importanti. Di fronte poi a tante situazioni difficili si è fatta esperienza che al di là di tutte le cattiverie e agli sforzi degli uomini c’è poi un vero ed unico Salvatore e Liberatore che restituisce la vita a coloro ai quali è stata sottratta. Questo tempo di Quaresima sia un tempo di conversione dei cuori, sia un tempo per pregare per i più poveri ed anche per i loro aguzzini. Per chi vuole può essere anche un tempo per far dono di un po’ del proprio tempo o delle proprie cose a chi non aspetta altro che un piccolo motivo per tornare a credere che la vita è un grande dono. (Caritas Orvieto Todi: tel. 075.8945345 – 0763.393182)

AUTORE: Gianluca Tomassi