Quel pane spezzato e le buone notizie

Sono decine di migliaia (più di ottantamila) le famiglie umbre che nei giorni scorsi, in occasione della benedizione delle case, hanno ricevuto, portato dal loro parroco, un opuscolo che ha in copertina l’immagine del Cristo e del pane spezzato, con la scritta ‘Io sono il pane della vita’. Un piccolo lavoro curato in redazione, con la consulenza di un grande amico, il grafico Aurelio Candido autore della copertina. La stessa immagine abbiamo voluto ripubblicare in questo numero ‘pasquale’ de La Voce. Il motivo è semplice. Vorremmo che avvenisse l’identificazione da parte, almeno, di quel trenta per cento di abitanti dell’Umbria che si dichiarano cattolici, di questa nostra voce che ogni settimana elabora e pubblica messaggi che hanno in quel pane spezzato e in quel crocifisso vivo, con le braccia aperte e con gli occhi spalancati sul mondo la sua fonte di ispirazione, il parametro di giudizio e il criterio delle scelte fondamentali. Noi che una volta all’anno realizziamo l’opuscolo pasquale, ogni settimana rispondiamo, o meglio cerchiamo di rispondere, al desiderio di entrare nelle famiglie per portare buone notizie, ragioni di speranza, messaggi di benedizione e di augurio. Questo per noi è simboleggiato nel pane spezzato e da spezzare sempre con generosità e abbondanza per superare la fame di ogni vivente, ogni tipo di fame. Parliamo spesso di povertà, di carità e di volontariato, di preghiera e di lavoro, di comunità piccole, quali le parrocchie e le diocesi e della grande famiglia umana bisognosa di ricevere l’abbraccio di Cristo e riconciliarsi con la vita e con un futuro che sia degno di essere vissuto. E tutto questo è simboleggiato dal Crocifisso vivo e fonte di vita. In questa prospettiva inviamo ai lettori i nostri auguri. In molte occasioni e in molti modi avvertiamo il legame di affetto che essi ci manifestano direttamente o indirettamente. Tale percezione rappresenta per noi una sentita festa di Pasqua perché ci fa ‘passare’ dalla stanchezza di un lavoro usurante alla voglia di comunicare ancora e sempre di nuovo, ci rafforza nell’impegno e ci fa superare la tentazione di abbandonare il campo quando questo si rende ostico come un campo di battaglia. Percepiamo anche la delusione e la lontananza del modo di sentire e di ragionare da parte di chi non condivide per niente o in parte quello che mettiamo in pagina. Ce ne dispiace soprattutto quando, senza dire il perché, qualcuno si allontana e smette di leggere. È per noi come la morte di un amico. Ci permettiamo solo ora che è Pasqua, una festa che ci rende tutti più disponibili, questa piccola e breve confidenza con i lettori, pregandoli di avere pazienza e di aiutarci a interpretare al meglio il nostro ruolo per rendere un servizio alla nostra Umbria. Se La Voce cresce, dai cinquanta anni da cui proviene, si sviluppa e cresce anche l’Umbria dei crocifissi, dei pani spezzati, delle speranze non deluse, della pace non rifiutata e della concordia tra territori, diocesi, città e cittadini. Perché, camminando insieme con buona volontà, non potremmo ritornare ad essere quell’isola felice, su cui spesso si fa ell’ironia? Quella buona terra benedetta accogliente e pacifica, oltre che pacifista, che molti ancora sognano? Buona Pasqua!

AUTORE: Elio Bromuri