Quelle radici cristiane

FABRO. Il connubio tra fede, ricerca storica e poesia

L’incontro ‘Le radici cristiane del nostro territorio’, organizzato dall’Unità pastorale ‘Beate Angelina e Vanna’, tenutosi giovedì 10 febbraio presso la Sala polivalente di Fabro Scalo, ha riscosso diffusi consensi. Presieduta dal vescovo di Orvieto’Todi, mons. Giovanni Scanavino, con moderatore il diacono Carlo Andreoli, la manifestazione si è incentrata sulla presentazione dei volumi ‘Il Santuario della Madonna delle Grazie in Montegabbione’, di Milena Pasquini Ciurnelli, e ‘Poesie a Maria’, di Laura De Rosa Mochi, figlia del grande storico Gabriele De Rosa, con disegni di Margherita Zosi, contributi preziosi che testimoniano, nella ricerca storica e nell’afflato lirico, la consolidata devozione mariana di queste zone. Molti i motivi di riflessione. Mons. Scanavino ha rimarcato l’importanza della riscoperta delle nostre origini. ‘La memoria storica ‘ ha affermato il Vescovo ‘ consente di non perdere l’identità di un popolo ed ogni indagine rivolta alla conoscenza del passato risulta fondamentale. La nostra fede non è ancorata al miracolismo (le grazie), ma a momenti di Grazia. Bisogna inoltre saper pregare con poesia, fermarci e respirare con l’anima, per intuire la grandezza e la bellezza del Mistero’. È intervenuto, poi, Francesco Della Ciana, giornalista e docente di lettere, che ha messo in evidenza i benefici effetti derivanti dallo sviluppo delle ricerche storiche locali, strumenti di crescita per le giovani generazioni, spesso frastornate dai messaggi disorientanti e superficiali dei media. Don Mario Cecci, nativo di Monterubiaglio e parroco di Parrano dal 1962, autore di corpose pubblicazioni riguardanti i suoi paesi, si è soffermato a precisare motivi ispiratori, metodi di indagine, caratteristiche e finalità delle sue realizzazioni. Infine, Mario Morcellini, direttore del dipartimento di Scienze delle comunicazioni dell’Università di Roma ‘La Sapienza’, ha illustrato il progetto di ricerca sui trascorsi storici, civili, religiosi e sociali di Ficulle, che prevede il coinvolgimento dell’intero paese umbro e, partendo proprio dall’elemento religioso, di per sé unificante, si possono individuare modelli di riferimento per la valorizzazione delle storie locali. Per Carlo Andreoli si avverte il bisogno di imparare a tornare noi stessi, incominciando dal microterritorio in cui viviamo, e ricercare così la nostra identità. Del resto appare doverosa l’indagine in quelle terre in cui hanno vissuto la beata Vanna di Carnaiola o la beata Angelina di Montegiove, ma che hanno anche conosciuto san Francesco d’Assisi, san Giuseppe Benedetto Labre e il beato Giacomo Alberione, l’apostolo delle comunicazioni sociali.

AUTORE: F.D.C.