Città di Castello. Ravasi: “La fede tra silenzio, Parola e storia”

Il rinnovato modello organizzativo della Scuola diocesana di formazione teologica, intitolata a Cesare Pagani, prevede a conclusione di ciascuno dei tre moduli di studio un momento di riflessione aperto a tutti, guidato da relatori appositamente individuati dagli organizzatori con l’intenzione di invitare i credenti a prendersi cura della fede.

Lo strumento al centro di questo percorso è l’esortazione apostolica Gaudete et exsultate di Papa Francesco, pubblicata nell’aprile del 2018. Il primo appuntamento di approfondimento, nel mese di dicembre, era stato guidato da suor Maria Gloria Riva, intervenuta sul tema “Solo lo stupore conosce”.

Lo scorso martedì 2 aprile, data in cui è stata pubblicata l’esortazione Christus vivit redatta a conclusione del Sinodo dei giovani, in cattedrale il card. Gianfranco Ravasi ha offerto una riflessione su “La fede tra silenzio, Parola e storia”.

Dopo il saluto del vescovo Cancian e una breve presentazione del direttore della Scuola, don Romano Piccinelli, il Cardinale – che ha una riconosciuta preparazione biblica, teologica e culturale ha tenuto il suo intervento con estrema semplicità fornendo al numeroso pubblico presente un gran numero di spunti di approfondimento.

La fede che ci porta a scoprire Dio

La fede che ci porta a scoprire Dio nella sua manifestazione, nella sua epifania, secondo Ravasi riveste una posizione centrale: come in un polittico, è posta al centro di altri elementi quali la Parola, il silenzio e la storia.

“Dio va incontro agli uomini, anche a quelli che non lo cercano, è in cammino sulle loro strade; un dialogo oltre la quotidianità, una presenza che si insedia in un travolgente rapimento, sempre nel rispetto della piena libertà dell’uomo”. Alla Parola che testimonia la fede e che è luce e alimento per il credente, si deve rispondere con l’apertura del proprio cuore per non restare chiusi nel suo piccolo mondo, da solo.

La fede e la storia

Il secondo elemento della fede è quello della Storia, perché la Parola è inserita nella vita concreta dell’uomo e dell’umanità. “La Bibbia stessa – ha detto il relatore – è ricca di elementi concreti: schiavitù, guerre, patriarchi, ma anche più ampi riferimenti alla sofferenza umana.

Anche il tema della giustizia emerge come elemento storico in cui è radicata la Parola”. I testi sacri fanno riferimento a grandi eventi e a piccoli dettagli concreti della vita quotidiana, miserie e ingiustizie umane. Una quotidianità che molto bene ci riporta il libro dei Proverbi .

Un riferimento spazio-temporale in cui sono uniti e comunicanti il tempio e la piazza, Dio e l’uomo fatto a sua immagine, gli uomini e le donne, “manifesto” della presenza viva di Dio.

Il silenzio

Ravasi infine ha analizzato l’elemento del silenzio: un suono di vento leggero, “una voce silenziosa sottile”, traducendo il testo di 1Re 19,12. “Dio è presente nel silenzio, non nel vuoto, ma anzi nella sintesi di tutte le parole. Il silenzio non rappresenta la fuga dal mondo, dalla realtà ma un incontro intimo tra Dio e l’uomo. “Adorazione, contemplazione, lo stare in silenzio di fronte al Signore è una pienezza che il credente deve sperimentare per alimentare la propria fede”.

Ha concluso rivolgendo ai presenti il suo augurio: “L’ascolto della Parola, insieme alla meditazione, diventi cammino di vita in questo tempo di grazia che è la Quaresima, e ci conduca a una Pasqua luminosa”.

Il 21 maggio l’ultimo approfondimento offerto dalla Scuola di formazione teologica sarà guidato dal prof. Marco Bersanelli, che parlerà di “Stupore e meraviglia di fronte al creato”. Lo stesso card. Ravasi, che conosce personalmente l’astrofisico, ha apprezzato il tema del prossimo incontro che riguarda, ha sintetizzato, la “mirabile architettura dell’universo e del cosmo”.

Sabina Ronconi