Rete di solidarietà

Editoriale

Domenica scorsa si è letto un bellissimo brano degli Atti degli apostoli, al capitolo 2: descrive la comunità ecclesiale primitiva di Gerusalemme, dove tutti i membri formavano ‘un cuor solo e un’anima sola’. La perfetta concordia si esprimeva materialmente nel mettere in comune i beni posseduti, che venivano venduti e dati alla comunità. Nella Chiesa questa ‘mitica’ pagina ha suscitato grandi entusiasmi e spinto molti a fare altrettanto. Gli esempi più noti sono quelli delle comunità monastiche e di vita religiosa dove vige il voto di povertà. Nella grande Chiesa, che fosse cittadina o semplicemente parrocchiale, questo modello non funzionava. Non ha funzionato neppure a Gerusalemme, nonostante la presenza degli apostoli e dei discepoli della prima ora, come mi fatto osservare un amico, acuto lettore della Scrittura. Si sa, infatti, che san Paolo pensò di fare una colletta tra le Chiese dell’Asia Minore a favore della comunità di Gerusalemme. Non si vuol fare dell’ironia, ma proporre la distinzione tra il messaggio e la sua storica applicazione. La prassi del ‘comunismo’ nelle sue varie forme storiche non ha funzionato se non, come si è detto, in piccole comunità religiose. Ma il principio della ‘comunione’ resta e funziona in altri modi, che si sono presentati lungo i secoli cristiani: le opere di misericordia, i Monti di pietà, le corporazioni, i sodalizi, una politica sociale per gli emarginati, gli stranieri, le famiglie numerose, istituti di finanziamento di piccole attività produttive e così via. La fantasia dei cristiani di ogni generazione è stata ricca di iniziative. Tutte provvisorie e parziali, senza presunzioni utopiche, ma sempre animate dallo spirito della solidarietà. Oggi abbiamo un modello adeguato ai tempi quale la Caritas, con la sua rete a maglie strette e a dimensione larga, cioè con gruppi sparsi capillarmente in ogni piccolo nucleo territoriale, con legami a livello nazionale e internazionale. Questa a sua volta si collega con un’altra rete, quella dei missionari e delle associazioni cattoliche di cooperazione internazionale e tanto altro. Altra novità del nostro tempo è una solidarietà non chiusa nel cerchio dei ‘fratelli di fede’ (che rimangono comunque la privilegiata interfaccia dell’azione caritativa) ma aperta a tutti senza alcuna discriminazione. In queste settimane, dopo il terremoto dell’Abruzzo la rete si è attivata in aggiunta alle disposizioni degli enti pubblici. Alle storie di dolore e di morte, si potrebbero aggiungere storie di solidarietà e di vero amore per il prossimo. In un certo modo possiamo anche affermare che il modello ‘Atti degli apostoli’ è divenuto fino ad oggi una forma del comune sentire cristiano, anche se non sempre seguito nella pratica, condiviso da persone e organizzazioni definite ‘laiche’. Una notizia interessante a questo proposito: il Governo tedesco finanzierà la ricostruzione della chiesa di Onna, uno dei paesi più danneggiati dal terremoto d’Abruzzo, e grazie a un gemellaggio con la cittadina tedesca di Rotweil si farà una raccolta di fondi per la popolazione. L’evento è posto in relazione a un avvenimento dell’11 giugno 1944: proprio ad Onna ci fu una strage nazista che fece 16 vittime innocenti. Un segnale che, anche nel nostro tempo difficile e controverso, il richiamo alla solidarietà non è venuto meno. In tanto buio riescono a risplendere migliaia di luci che alimentano la speranza.

AUTORE: Elio Bromuri