Ricostruzione e rinascita

E’ proprio questa la data che ricorda il terremoto di cinque anni fa. Molti di noi sentono ancora il brivido delle scosse pur essendo stati in quel giorno lontani dall’epicentro. Quelli che sono stati colpiti più direttamente nelle zone che fanno capo alle diocesi di Assisi, Foligno Nocera e Gualdo non possono certo trascorrere nell’indifferenza questo giorno. Pensieri, immagini fisse nella memoria e segni rimasti incancellabili nella loro esperienza di vita. Una vita segnata. E’ d’obbligo riandare con il pensiero alle quattro vittime rimaste sotto le macerie della Basilica superiore di San Francesco. Coperti dalle macerie non devono essere coperti dall’oblio, insieme alle loro famiglie. Così per coloro che nati e vissuti nella loro casa hanno concluso la loro vita dentro un container, senza poter assaporare la gioia del ritorno. I cinque anni trascorsi non sono sufficienti per risanare tristezze, disagi e ferite. Non è retorica dire che tutti i cittadini dell’Umbria in questa occasione dovrebbero stringersi alle popolazioni colpite in un affettuoso abbraccio di solidarietà. E’ vero che in questi tempi avvengono nel mondo tante terribili tragedie, ma ciò non toglie che si rifletta anche sulla sofferenza di coloro che sono più vicini. Ma oltre a fare un ricordo e un bilancio delle sofferenze, la data dei cinque anni dovrebbe essere anche una opportuna occasione per fare il punto della ricostruzione. Noi lo facciamo con brevi cenni nelle pagine 4 e 5. Siamo certi che ognuno, per motivi diversi e da angoli visuali propri avrà opinioni personali su quanto e su come si è fatto, sui tempi, sulle leggi, sui risultati ottenuti. C’è ancora da lavorare e da spendere, anche con denaro proprio in aggiunta a quello pubblico. A noi sembra che le cose in questo ultimo periodo si siano messe nel solco giusto, con un aggiunta di buona volontà e competenza da parte di tutti coloro che sono coinvolti nell’opera di ricostruzione e questo dà motivo di speranza. Sono cessati i clamori, le contrapposizioni, i giochetti di partito e la supponenza e presunzione di alcuni. E’ migliorato il clima nel senso del realismo e della concretezza. I segnali positivi hanno un riscontro. In questi giorni è stata ricomposta e ricollocata nella sua sede la vela di san Girolamo di Giotto. E’ un segno di soddisfazione e di buon auspicio. Assisi, come afferma mons. Sergio Goretti, il vescovo più terremotato di tutti, dopo il terremoto è più bella di prima. Ma nota anche la sua preoccupazione per Nocera, logorata dalla sofferenza, che rischia di impoverirsi e di rimanere spopolata se non vi sarà un impegno intenso e coraggioso da parte di tutti. E’ tempo di mettere a fuoco lucidamente i problemi e accelerare il più possibile i tempi della ricostruzione, perché il tempo non continui a deteriorare il tessuto ancora vivo delle popolazioni. Tutta la vicenda, quando sarà conclusa potrà servire di insegnamento anche per altri settori della vita civile e pubblica, per i rapporti tra maggioranze e minoranze, tra cittadini e istituzioni, in ambito regionale e anche in quello nazionale. La regola del fare nel migliore dei modi e per il bene di tutti dovrebbe costituire un criterio di comportamento che porta frutti. Così l’accordo tra cittadini che siano disposti a commisurare i propri interessi con quelli degli altri, insieme all’opera delle istituzioni che riescano a cogliere, mediare e comporre i punti di vista particolari in progetti largamente condivisi. Tutto questo dovrebbe essere possibile, o almeno meno difficile che altrove, in una regione come questa che può considerarsi per la esiguità del numero dei suoi abitanti come un unico quartiere di una grande città. E alla fine c’è anche da ringraziare, senza fare nomi ed elenchi, quelli che hanno speso energie, fatiche e sudori, dai volontari cristiani e laici, preti compresi, agli operatori professionali, a coloro che hanno sponsorizzato e contribuito in vari modi alla ricostruzione. La speranza è che la sofferenza patita non risulti vana e serva per una crescita e un rilancio delle zone, che non vorremmo più chiamare “terremotate”, ma rinate ad un futuro migliore.

AUTORE: Elio Bromuri