S. Ercolano: la città deve ‘difenderne’ la memoria

Celebrata il 5 marzo la messa del Patrono

Anche quest’anno non si è potuta celebrare la festa di sant’Ercolano nella chiesa a lui dedicata, perché ancora in restauro, anche se si è giunti ormai agli sgoccioli. Si pensa che subito dopo Pasqua possa riprendere a funzionare e sarà aperta al pubblico. La celebrazione è avvenuta in cattedrale, con grande affluenza di popolo la sera della domenica 5 marzo. L’Arcivescovo ha presieduto la liturgia ed ha svolto un’omelia incentrata sulla storia del vescovo Ercolano, defensor civitatis come normalmente erano considerati i vescovi. ‘Difensori del popolo’ dallo sfruttamento dei ricchi e potenti signori e difensori della città di fronte agli invasori. Questa doppia caratteristica del vescovo Ercolano ha dato l’ispirazione a mons. Chiaretti di qualificare anche il suo ruolo di vescovo nell’attuale situazione della città e della società richiamando tutti ai valori dell’onestà, della giustizia, della sobrietà, della carità e solidarietà evitando scandali, l’inutile chiacchiericcio, lo sfruttamento dei cittadini con spregiudicate operazioni finanziarie e quindi, uno stile di vita cristiano come si conviene a chi ha avuto maestri e testimoni come Ercolano, martire per la sua città. Di lui ha detto: ‘Ricordarlo è per noi un dovere, imitarlo un obbligo’. Amante della storia, sia di quella grande del mondo e della Chiesa che di quella locale, cittadina, più vicina e sentita come propria da tutti, il vescovo Chiaretti ha voluto ancora una volta ricordare il martirio avvenuto per mano dei Goti di Totila, un popolo che seguiva l’eresia ariana, nel 549. Ha ricordato il pellegrinaggio da una chiesa ad un’altra delle sue reliquie: da San Pietro, alla chiesa del Castellare, alla cattedrale di San Lorenzo e poi finalmente al tempio costruito in suo onore. Ha ricordato anche che fu il Comune di Perugia, negli Statuti del 1279, a scegliere il Santo come patrono della città; gli fu dedicato anche lo Studium perusinum, ufficialmente costituito nel 1308, come tuttora è raffigurato nello stemma dell’Università accanto al Grifo rampante. Un santo di tale peso e importanza nella storia perugina non può rischiare di essere dimenticato o trascurato, e per questo mons. Chiaretti ha proposto di rivedere la data della sua festa e coinvolgere nelle celebrazioni tutta la cittadinanza e anche l’Università con opportune manifestazioni. Come avvenne che Costanzo prese il posto di ErcolanoIl 1’marzo a Palazzo Cesaroni si è svolta una conferenza sulla storia di sant’Ercolano, promossa dall’ ‘Archeoclub’. La presidente Viscardi ha introdotto l’argomento, dicendo che il restauro della chiesa di sant’Ercolano è stato realizzato con i fondi del terremoto, e iniziato nell’agosto 2003. La data della conferenza non è casuale: il giorno di sant’Ercolano è proprio il 1’marzo. La parola è poi passata ad Anna Imelde Galletti, docente di storia Medievale all’ateneo perugino: avvalendosi di alcune diapositive ha spiegato lo sviluppo del centro storico di Perugia e i riti per la commemorazione di sant’Ercolano. Ha mostrato un dipinto realizzato da Meo da Siena, dei primi del ‘300, raffigurante la città tenuta fra le mani del santo, patrono di Perugia: egli ne era il protettore. La rappresentazione – ha detto la relatrice – esprime la sacralizzazione dell’idea di città, volendo contribuire alla creazione di una cultura civica per i cittadini. Ha proseguito con gli affreschi della Galleria nazionale dell’Umbria, risalenti a metà ‘400 ad opera di Benedetto Bonfigli, importanti da questo punto di vista perché presentano la leggenda di sant’Ercolano. Vescovo di Perugia, fu l’unico punto di riferimento della città contro Totila (guerra tra Bizantini e Goti del VI secolo): imprigionato, fu decapitato e gettato dalle mura. Il suo corpo venne in seguito riesumato, trovato miracolosamente intatto e portato nella primitiva cattedrale, San Pietro. Nel X secolo le spoglie furono trasportate nella cattedrale di san Lorenzo,e nel 1609 a sant’Ercolano. Questi affreschi si rivelano preziosi per leggere lo spazio urbano, e il coincidere di quest’ultimo con la ritualità del patrono, che si prolungò per molti secoli. Ancora nel XIII- XIV secolo, massimo splendore per Perugia, ogni 1’marzo si commemorava il santo con riti politici e religiosi. Nel 1310 fu istituito il culto di san Costanzo, ad opera dei domenicani e nel 1394 quello di san Lorenzo; come sottolinea la Galletti, il culto di san Costanzo non ha base popolare, anche se molto venerato egli non si immolò per la città. Eppure fu proprio quest’ ultimo a ‘vincere’ nel 1644, quando il governo impose di scegliere un solo santo patrono per città: sintomo che il sentire popolare era molto cambiato; dal 1540, con la radicale trasformazione della città, si ebbe infatti una perdita della memoria, crollò il valore degli spazi urbani precedenti e con essi il loro protettore, sant’Ercolano.

AUTORE: Margherita Idolatri