Salviamo questa città!

La notte dell’8 maggio è stata solo la punta dell’iceberg di una situazione in cui troppi - cittadini, enti, agenzie educative - si tirano indietro

Non è la prima volta che il Sindaco di Perugia si trova a dover chiedere la riunione del Comitato per la sicurezza e a dire ai cittadini che lui fa del suo meglio, ma non è in suo potere arginare e debellare la criminalità e la violenza. Questo è compito delle forze dell’ordine. Queste, a loro volta, si appellano allo Stato perché mandi rinforzi, perché la città è divenuta difficile da gestire e si deve assistere impotenti a frequenti risse e accoltellamenti. Quello che è successo la notte tra martedì 8 e mercoledì 9 è stato descritto dai giornali locali in termini agghiaccianti, e le foto sono già di per sé eloquenti. Più eloquenti ancora i racconti delle persone che vi hanno assistito e che si sono trovate per caso a passare verso mezzanotte nel centro. Questo centro storico, uno dei più belli e suggestivi non solo dell’Umbria e dell’Italia – detto senza campanilismi e confermato dai visitatori -, è continuamente umiliato e non solo in occasione delle liti, ma anche dai tamburi, i cani, i barboni, i bevitori di birra che tappezzano ogni notte la piazza facendo scorrere rivoli di urina nei luoghi più impensati, dagli spacciatori che tranquillamente offrono droga e prendono accordi smistando anche i clienti nei luoghi dove “si fanno”. Il resto appartiene alle forze pubbliche e alla repressione, ma il quadro generale si riferisce allo stile e alle abitudini inveterate di una città che lascia alla gente senza scrupoli ogni libertà di azione. I cittadini hanno la colpa di aver abbandonato il centro, lasciandolo come spazio vuoto a disposizione di chi lo occupa sia pure abusivamente. I cittadini a loro volta sono scoraggiati per mille ragioni, e cercano altrove un migliore luogo per vivere, che però non è più la villetta isolata, dove pure si è preda di rapinatori e ladri. Il questore relativizza la situazione facendo riferimento a gruppetti di slavi e di maghrebini che si scontrano tra loro per motivi di spaccio. Ma questa, a nostro avviso, è solo la punta dell’iceberg, l’emergenza di una vasta realtà che si espande anche nel resto della città. Le studentesse che abitano in corso Garibaldi temono ad avventurarsi fuori di notte, mentre a San Sisto bruciano le macchine, e alla stazione di Fontivegge succede di tutto. Insomma, questa città deve essere salvata dal degrado. Ognuno faccia la sua parte. Anche la Chiesa, che si è dichiarata con un comunicato diffuso alla stampa (vedi il box a lato). Tra i fedeli e nel quotidiano, la Chiesa attiva gli oratori e la pastorale universitaria, offre spunti di dialogo e di sostegno, ma i grandi numeri sfuggono a questa attività, per la quale l’ente pubblico e le Università – l’italiana e la Stranieri – dovrebbero fare qualcosa. Non qualcosa di più, ma qualcosa. È vero che mancano i fondi, ma i più di mille docenti e altrettanti lavoratori tecnici, i professionisti, i commercianti non possono fare solo il loro lavoro. Non devono lasciare sole le istituzioni e ognuno si faccia carico di uno dei beni più preziosi: la pace e la dignità di un’intera città.

AUTORE: E. B.