Sanità umbra a un punto cruciale

Regione. La riforma del settore prevederebbe due Aziende ospedaliere e due Asl. Le reazioni negative di Terni e Assisi ai ventilati tagli

Il modello scelto dalla Giunta regionale per la riforma della sanità è definito: due aziende ospedaliere (Perugia e Terni) e due Asl (Perugia e Terni o Foligno). Si parte da qui per tagliare, dai Punti nascita (i più probabili sono Assisi e Narni) fino al numero, forse ipertrofico, delle Chirurgie. Non si dovrebbe tornare indietro, anche perché le risorse tagliate dal Governo (121 milioni di euro per il biennio 2013-2014) non lasciano spazio, o non dovrebbero, a molte disquisizioni. Senza contare che in questi giorni si è consumata la rottura tra Conferenza regioni e governo Monti perché l’esecutivo avrebbe dovuto dare l’ok definitivo al riparto 2012 che assegna all’Umbria circa 1,6 miliardi (+1,76% rispetto al 2011). L’ennesimo rinvio chiesto dal ministero dell’Economia, che sostiene di non aver ancora portato a termine l’istruttoria tecnica interna, ha scatenato la furia degli enti locali, che hanno abbandonato la riunione romana. Il timore dei Presidenti è però quello che ci sia in atto un altro taglio al Fondo. In particolare il miliardo e mezzo di euro che riguarda l’assistenza extra-ospedaliera, il volontariato, le cure palliative, la prevenzione. E per l’Umbria ci sarebbero altri 24 milioni di euro in meno. Ma i costi della sanità in Umbria – gran parte del bilancio della Regione – interessano tanti settori e territori da suscitare, comunque, reazioni spesso poco ragionate. E quindi la sede della seconda Asl, dopo Perugia, è stata ipotizzata a Foligno (tutte le statistiche premiano la Asl e l’ospedale di Foligno) scatenando le ire di Terni che si sente defraudata da un ruolo, in un periodo in cui è tornata in discussione l’identità del proprio territorio provinciale. Si è parlato di tagli. Fanno discutere i Punti di nascita, in particolare ad Assisi dove il sindaco Claudio Ricci ha iniziato da tempo una protesta molto forte contro l’intenzione della Regione, accusandola di avere, nel tempo, posto le condizioni per un depauperamento del servizio in modo tale, ora, da giustificare il provvedimento di chiusura del Punto nascita. È anche vero – se fosse veramente così – che forse sarebbe stato possibile un riposizionamento della struttura assisana con una forte specializzazione, come avvenuto in passato per gli ospedali di Trevi ed Umbertide. Il rischio – quando si deve procedere per forza ai tagli, senza averci pensato prima, quando i cordoni della borsa erano più lenti – è quello di fare errori grossolani, con ricadute pesanti per il cittadino-paziente. Anche perché molti, al momento, che abitano nella zona compresa tra Ponte San Giovanni ed Assisi, si recano naturalmente all’ospedale di Foligno piuttosto che a quello di Perugia. Mancano ancora pochi giorni – il provvedimento dovrebbe andare in Consiglio regionale per l’approvazione definitiva nel mese di luglio – e quindi c’è ancora tempo per alcuni aggiustamenti. Ma, di fatto, la linea è stata tracciata.

AUTORE: E. Q.