Sant’Ambrogio chiede aiuto (e chiarezza)

Anche se il restauro ha restituito splendore all'eremo secolare, alcuni problemi tartassano la struttura: occorre fare chiarezza su una strada d'accesso "sbarrata" da un privato, e sulla necessità di

Dopo i lavori che ne hanno consentito il recupero statico e culturale, compresa la crocefissone dipinta sulla parete dell’abside della chiesa trecentesca, l’Eremo di Sant’Ambrogio, costruito sulle pendici del Monte Foce (1331), uno dei pochi dedicato al Santo vescovo fuori della sua diocesi milanese, sta tornando ad essere, come nei secoli passati, fiorente centro di vita spirituale. Ospita infatti una comunità eremitica francescana, alla quale gli eugubini, e non solo, guardano con simpatia ed affetto. Non è facile però raggiungere l’Eremo, un monumento che impreziosisce la Gola del Bottaccione, celebre per risorse artistiche, naturalistiche e geologiche ( custodisce i segreti della scomparsa dei dinosauri avvenuta 65 milioni di anni fa); la strada di accesso è unica, ripida e soltanto pedonale. Una seconda soluzione risulta infatti impedita da circostanze denunciate ormai da diversi mesi all’Amministrazikone Comunale ed al difensore civico. “Al ritorno da un visita all’Eremo – è uno dei passi della segnalazione di un concittadino – volevamo passare per un percorso a noi noto, preferito negli anni giovanili; ma non ci è stato possibile perché sbarrato da un cancello” oltre che dalle “maniere piuttosto brusche” di un signore che con “una buona dose di arroganza ci ha vietato il transito. Per utile memoria voglio ricordare che iniziava dalla “fonte del fosso”, collegandosi poco prima del muro di Villa Stacciari, alla strada principale”. La lettera, documentata con tanto di mappa catastale, sollecitava una verifica: “se quel tracciato, rilevato dalla cartografia ufficiale, è veramente di uso privato, bisognerà prenderne atto con buona pace di tutti”, ma se “è strada pubblica come tutti abbiamo ritenuto” diventa inevitabile “la rimozione dei cancelli che ne impediscono l’uso”, per consentire e facilitare l’accesso all’Eremo a residenti e visitatori. Non è questo l’unica situazione di difficoltà. Di recente è arrivata un’altra sollecitazione. Da qualche tempo a questa parte l’Eremo, quantunque grandioso, viene inghiottito dal buio fin dalle prime ombre del pomeriggio. Sono stati infatti disattivati i riflettori che ne “disegnavano” i contorni con potenti fasci di luce. Un impianto efficiente e fatto a regola d’arte che aveva però il difetto di gravare solo e soltanto sulle magre entrate dei religiosi e delle religiose, il cui bilancio vive e si alimenta con la carità dei fedeli; Sant’Ambrogio infatti non ha risorse proprie ed oltretutto chi lo ha scelto per vivere una forte esperienza spirituale lo ha fatto sposando in tutto e per tutto “madonna con povertà”. Le richieste sempre elevate dell’Enel, quantunque l’eremo non disponga di alcun elettrodomestico, trovavano la loro motivazione proprio nell’impianto di illuminazione esterna. Da qui la decisione di spegnerlo sperando che altri trovino le motivazioni e le giustificazioni per considerarlo per quello che è: un impianto di natura pubblica e come tale da sostenere. Sant’Ambrogio oltre ad essere problematico da raggiungere per la presenza di strade sbarrate, ora è anche difficile da ammirare. A meno che non si riescano ad adottare, in entrambi i casi, provvedimenti adeguati che “facciano luce” in tutti i sensi.

AUTORE: Giampiero Bedini