Se la guerra diventa cronica

Ogni giorno ci chiediamo quando finirà la guerra in Ucraina, e nel segreto del cuore preghiamo perché sia quello il giorno della pace. Ma temo che si dovrà attendere a lungo. È più probabile – e sarebbe già un dono – che la guerra, come certe malattie, esca dalla fase acuta e si cronicizzi. Vale a dire che ci sia un “cessate il fuoco” lasciando la linea del fronte dov’è, e lasciando impregiudicate tutte le ragioni da una parte e dall’altra, con una vigilanza armata e inquieta che non è più guerra aperta ma non si può ancora dire pace.

Di situazioni del genere ce ne sono tante sul pianeta, alcune più tranquille, altre poco o nulla. Quella che fa più parlare di sé (di tante non si sa niente) è quella fra Israele e la Palestina. La situazione attuale risale al 1967, quando Israele, aggredito, reagì occupando territori già appartenenti all’Egitto, alla Siria e alla Giordania. Egitto e Giordania hanno poi rinunciato alla sovranità su quei territori, lasciandoli a Israele ma con l’intesa che andassero a formare lo Stato di Palestina.

Di fatto, invece, Israele ha concesso ai palestinesi solo uno statuto di semiautonomia, mentre continuano tensioni, incidenti e violenze. Nel giugno 2014 Papa Francesco era riuscito nell’impresa di mettere insieme in Vaticano, per un incontro di preghiera, i capi civili e religiosi dei due popoli; ma poi le cose sono andate avanti sempre nello stesso modo. Pochi giorni fa, in un occasionale scontro a fuoco, è stata uccisa una giornalista palestinese molto amata e seguita dal suo popolo.

Abbiamo poi visto il filmato con i soldati israeliani che prendevano a bastonate la gente che partecipava al corteo funebre, perfino i portatori della bara. Immagini sconvolgenti e dolorose. Ma sono solo un esempio – e neanche il più grave – delle tante guerre “croniche” che affliggono l’umanità. Segno che non è per nulla facile realizzare una pace vera e duratura. Neppure il Papa, lo abbiamo visto, ha potuto far molto per portare la pace nella terra di Gesù; e questo benché il suo invito, allora, fosse stato accolto di buon grado. Tanto meno, temo, potrebbe fare tra Russia e Ucraina, e proprio per ostacoli di carattere religioso