Se tutto è consumo

Il rischio è assuefarci. Il tragico sarebbe passare sulle ormai ripetute notizie di episodi di pedopornografia, di violenza sui minori e tra minori senza indignarsi. Perché il filo rosso di queste ultime e delle tante, troppe storie di violenza che stiamo registrando riporta a un’idea che sottilmente circola ed esercita il suo fascino: tutto è consumo, tutto si può comprare e vendere. Di più: tutto, alla fine, può essere lecito, perché tutto è materia.È la tentazione, nemmeno tanto implicita e tanto sottile, dei nostri tempi, che si aggiunge alla realtà dell’individualismo più spinto: il piacere e il profitto individuale rischiano così di diventare il criterio di giudizio primo e ultimo. Circola così un senso di impotenza, in particolare per coloro che ancora avvertono, in forme dirette o indirette, la responsabilità e la passione di spendersi nell’educazione, di ‘educare in un’epoca di passioni tristi’, di guardare alla persona nella sua integralità. Prima di tutto è necessario mantenere molto alta la soglia della nostra indignazione: non bisogna giustificare, non bisogna arzigogolare possibili spiegazioni. Ci sono azioni e principi da condannare e sanzionare senza remora e senza appello, in nome di una distinzione chiara tra il bene e il male. E questo è il punto. Non c’è speranza se restiamo in una dimensione di puro e crescente relativismo, che si associa a un pratico materialismo consumistico. In secondo luogo occorre mettere in atto azioni positive. E quindi prima di tutto ristabilire una gerarchia di valori e di principi. Il rispetto e l’innocenza non si possono solo affermare in astratto, magari in occasione di episodi raccapriccianti. Devono accompagnare quotidianamente anche e soprattutto il grande mondo della comunicazione. Anche perché oggi la tecnologia offre grandi tentazioni e facilitazioni. Lo dimostra come siano anche in aumento proprio le violenze di minori su minori, così, sul filo di un banalissimo mms. E siamo solo agli inizi di uno sviluppo tecnologico che brucia le tappe. Questo però implica l’impegno di non demandare il compito educativo solo alla famiglia e alla scuola ed eventualmente alla Chiesa, mentre la società si limita a lavarsi le mani, a praticare un’indifferenza individualistica e consumistica, a compiacersi di modelli opposti. Distinguere ciò che è bene e ciò che è male, ciò che è vero e ciò che è falso, ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e renderlo presente e chiaro nella vita di tutti i giorni è essenziale. Il fatto che esistano valori e principi ‘non negoziabili’ è uno degli elementi che tiene in piedi una società. Ogni atteggiamento omissivo è semplicemente irresponsabile.

AUTORE: Francesco Bonini