Siamo una cosa sola

PAPA FRANCESCO. La nuova catechesi sulla Chiesa, all’udienza di mercoledì il Papa ha offerto le sue riflessioni sulla Chiesa come Corpo di Cristo
L'Aquila del paradiso di Dante, che è "io" e "noi" allo stesso tempo
L’Aquila del paradiso di Dante, che è “io” e “noi” allo stesso tempo

Mercoledì Papa Francesco ha dedicato la catechesi al tema “Chiesa, Corpo di Cristo” (testo completo su www.vatican.va).

“Quando – ha introdotto il tema – si vuole evidenziare come gli elementi che compongono una realtà siano strettamente uniti l’uno all’altro e formino insieme una cosa sola, si usa spesso l’immagine del corpo. A partire dall’apostolo Paolo, questa espressione è stata applicata alla Chiesa ed è stata riconosciuta come il suo tratto distintivo più profondo e più bello”.

“La Chiesa – ha proseguito – non è solamente un Corpo edificato nello Spirito: la Chiesa è il Corpo di Cristo… È il grande dono che riceviamo il giorno del nostro battesimo. Nel sacramento del battesimo, infatti, Cristo ci fa suoi accogliendoci nel cuore del mistero della croce, il mistero supremo del suo amore per noi, per farci poi risorgere con lui, come nuove creature. Ecco, così nasce la Chiesa, e così la Chiesa si riconosce Corpo di Cristo…

Quella che ne scaturisce, allora, è una profonda comunione d’amore. In questo senso è illuminante come Paolo, esortando i mariti ad ‘amare le mogli come il proprio corpo’, affermi: ‘come anche Cristo fa con la Chiesa, poiché siamo membra del suo corpo’ (Ef 5,28-30). Che bello se ci ricordassimo più spesso di quello che siamo, di che cosa ha fatto di noi il Signore Gesù: siamo il suo Corpo, quel corpo che niente e nessuno può strappare da lui, e che egli ricopre di tutta la sua passione e di tutto il suo amore, proprio come uno sposo con la sua sposa”.

Ha quindi ricordato che, “al tempo di Paolo, la comunità di Corinto trovava molte difficoltà in tal senso, vivendo, come spesso anche noi, l’esperienza delle divisioni, delle invidie, delle incomprensioni e dell’emarginazione. Tutte queste cose non vanno bene, perché, invece di edificare e far crescere la Chiesa come Corpo di Cristo, la frantumano in tante parti, la smembrano”.

E a braccio ha aggiunto: “E questo anche succede ai nostri giorni. Ma pensiamo, nelle comunità cristiane, in alcune parrocchie, nei quartieri, quante divisioni, quante invidie… E questo cosa fa? Ci smembra fra noi. È l’inizio della guerra”.

Perciò “l’Apostolo ha dato ai Corinti alcuni consigli concreti che valgono anche per noi: non essere gelosi, ma apprezzare nelle nostre comunità i doni e le qualità dei nostri fratelli”. Contro i sentimenti di gelosia, “cosa devo fare? Apprezzare nelle nostre comunità i doni e la qualità degli altri, dei nostri fratelli. Ma, quando mi viene la gelosia, dire al Signore: ‘Grazie, Signore, perché hai dato questo a quella persona’. Apprezzare le qualità è contro la divisione; farsi vicini e partecipare alla sofferenza degli ultimi e dei più bisognosi; esprimere la propria gratitudine a tutti. Dire grazie: il cuore che sa dire grazie è un cuore buono, è un cuore nobile, è un cuore che è contento perché sa dire grazie.

Vi domando: tutti noi sappiamo dire grazie, sempre? Non sempre, eh? Perché l’invidia, la gelosia ci frena un po’. E in ultimo, questo è il consiglio che l’apostolo Paolo dà ai Corinzi e anche dobbiamo darci noi, uno all’altro: non reputare nessuno superiore agli altri. Quanta gente si sente superiore agli altri!

Anche noi, tante volte, diciamo come quel fariseo della parabola: ‘Ti ringrazio, Signore, perché non sono come quello, sono superiore’. Ma questo è brutto, non farlo mai! E quando ti viene questo, ricordati dei tuoi peccati, di quelli che nessuno conosce, vergognati davanti a Dio e di’: ‘Ma tu Signore, tu sai chi è superiore, io chiudo la bocca’. E questo fa bene. Sempre, nella carità, considerarsi membra gli uni degli altri, che vivono e si donano a beneficio di tutti”.