Simbolo del mondo sofferente

G8. Le attese degli aquilani nei confronti dei potenti della Terra venuti qui

L’Aquila e i paesi devastati dal terremoto sono diventati in questi tre mesi un simbolo di dolore e sofferenza, ma allo stesso tempo rappresentano un monito per quanti saranno chiamati a lavorare per la ricostruzione perché tragedie come questa non accadano più. Ritrovarsi a L’Aquila vuole essere quindi un messaggio per tutti i Grandi della Terra chiamati a ricostruire un mondo più giusto. Ne è convinto mons. Giuseppe Molinari, arcivescovo de L’Aquila che più volte ha invitato la Chiesa aquilana a guardare oltre la propria tragedia, invitando a pregare ‘perché in questo G8 risuoni per le nazioni un messaggio di giustizia, pace e riconciliazione’. L’Arcivescovo lo ha ribadito la sera di venerdì 3 luglio durante la veglia organizzata in vista dell’incontro nel piazzale della parrocchia di San Francesco a Pettino. ‘Ci riuniamo ‘ ha detto mons. Molinari ‘ a pochi giorni dal G8, non per protestare, ma per pregare affinché attorno a questo evento, importante per il dialogo e il giusto sviluppo di tutti i popoli, fioriscano solo iniziative di pace e di tenace volontà a voler costruire un mondo senza odio e senza violenza. Preghiamo, allora, perché trionfino il dialogo costruttivo, le scelte importanti a favore dei più poveri, le decisioni per uno sviluppo che non dimentichi nessuno’. Un intervento in cui si è più volte riferito al messaggio inviato dalle Conferenze episcopali cattoliche ai leader del G8. ‘I grandi delle nazioni ‘ ha detto mons. Molinari ‘ possano vedere nella nostra città ferita il volto di tutte le città ferite del mondo, perché questo incontro non si riduca a una passerella ma si trovino soluzioni condivise a favore di chi nel mondo soffre a causa di un sistema quanto mai disordinato’. Parole che richiamano la lettera scritta alla vigilia dell’incontro da Benedetto XVI al presidente di turno del G8. Il Pontefice ha rivolto un appello ‘affinché l’aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a valorizzare la risorsa umana, sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perché di essa è una delle principali vie di soluzione’. Un invito a ‘convertire il modello di sviluppo globale rendendolo capace di promuovere, in maniera efficace, uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità’. La città de L’Aquila vive in un clima di attesa. Le strade attorno alla caserma di Coppito sono chiuse, così come molti negozi ed esercizi commerciali, mentre chi può, tra gli aquilani, ha già lasciato la città. ‘La chiusura di quest’area ‘ ha spiegato don Dante Di Nardo, parroco di Pettino ‘ sta causando qualche problema, ma fortunatamente quattro giorni passano in fretta. Intanto molte persone hanno colto l’occasione per lasciare la città, tanto che per le strade non si vede il traffico dei soliti giorni’. Una città presidiata dalle forze dell’ordine e sorvolata dagli elicotteri dell’esercito. ‘Anche noi aquilani ‘ ha aggiunto don Di Nardo ‘ ci aspettiamo che il G8 riesca a dare delle risposte ai problemi del mondo, specialmente dei più poveri, perché siamo consapevoli di come i nostri problemi siano marginali rispetto a quelli di parte dell’umanità. Certo, speriamo che i Grandi della Terra facciano qualcosa per aiutarci. Però non vogliamo essere noi il centro dell’attenzione, ma le tante persone del mondo che soffrono da anni’. Alle delegazioni verrà comunque consegnata la lista dei 45 monumenti che il ministero dei Beni culturali ha chiesto di adottare. Tra loro anche molte chiese e il loro patrimonio artistico. Statue e oggetti, molti dei quali messi a disposizione della diocesi, che saranno in mostra all’interno delle caserma in due padiglioni. ‘Questa non è una mostra come le altre ‘ ha detto don Luigi Epicoco, commissario straordinario per la salvaguardia del patrimonio artistico dell’arcidiocesi ‘ perché non si limita a mostrare la bellezza. Queste opere recuperate da chiese crollate rappresentano, infatti, un memoriale di quanto successo. Salvarle e mostrarle ai leader del mondo rappresenta uno stimolo alla ricostruzione delle chiese che le custodivano e delle comunità che le veneravano. Una devozione filiale di un popolo, quello aquilano, la cui fede è fortemente legata a questi simboli’. Frammenti di una storia che non deve morire.