Studiare per mettersi al servizio dell’Amore

Diocesi. Convegno “Indicare la verità. La sfida dell’educazione cristiana nell’epoca del relativismo dei valori e del pluralismo religioso”
Da sinistra mons. Elio Bromuri, Luigi Alici, l’arcivescovo Gualtiero Bassetti, Annarita Caponera
Da sinistra mons. Elio Bromuri, Luigi Alici, l’arcivescovo Gualtiero Bassetti, Annarita Caponera

“Come la fede ha bisogno di testimoni per essere trasmessa, così la verità ha bisogno di testimoni per essere creduta”. Con queste parole mons. Gualtiero Bassetti ha aperto il convegno diocesano della scuola sul tema “Indicare la verità. La sfida dell’educazione cristiana nell’epoca del relativismo dei valori e del pluralismo religioso”, tenutosi venerdì 1° marzo presso il centro Mater Gratiae di Montemorcino e organizzato dall’ufficio pastorale per l’Educazione e la scuola. Dopo la preghiera iniziale e il saluto del direttore dell’ufficio Scuola, prof. Luca Oliveti, la moderatrice Annarita Caponera, docente all’Istituto teologico di Assisi e membro della Commissione regionale educazione, scuola e università della Ceu, ha dato la parola all’Arcivescovo che ha sottolineato come indicare la verità significhi indicare Cristo cercando di rispondere alle domande esistenziali che, soprattutto i giovani, si fanno: “Chi sono? Da dove vengo? Dove vado?” e alle quali si può rispondere solo studiando, amando e servendo l’Amore e quindi il mondo. Questi tre verbi, ripresi dalla Populorum progressio di Paolo VI sono il mandato che mons. Bassetti ha voluto lasciare agli insegnanti per rilanciare la bellezza e la necessità dell’impegno educativo vissuto come un parlare ‘cuore a cuore’.

Il prof. Luigi Alici, docente presso l’Università degli studi di Macerata, ha aiutato i presenti a entrare nel cuore del problema educativo di oggi: la molteplicità di verità che ci si presentano. Oggi viviamo in un contesto multiculturale in cui ci si lascia pervadere da un’illusa neutralità, diventando “indifferenti alle differenze” fino ad arrivare a un fanatismo identitario che riconosce l’identità senza le differenze e che ci sta portando alla ‘tribalizzazione’ della sfera pubblica in cui ogni comunità si rintana nella sua tribù perché manca un pavimento comune. Qui risiede il problema educativo che a tutti, e in particolare alla comunità cristiana, chiede di non dare al relativismo una risposta identitaria che accentui la tribalizzazione, ma di accettare il pluralismo. La verità educativa deve passare per il concetto che l’uomo è un individuo che cammina in reciprocità simmetrica e asimmetrica e che in questo cammino ci sono lesioni somatiche, psichiche, sociali che vanno affrontate con solidarietà e non temute.

Le difficoltà nel parlare di verità nella società di oggi sono state richiamate anche da mons. Elio Bromuri, vicario episcopale per la cultura, che ha sottolineato come la Verità sia un cammino da intraprendere e non un qualcosa di rigido da rispettare. Chiunque si occupi di educazione deve saper stimolare e alimentare le domande esistenziali dell’uomo che necessitano della ricerca della verità ma che sono soffocate dal materialismo imperante e si deve porre come un indice che indica la strada da seguire, senza sostituirsi all’unico vero Maestro. Compito della scuola è trasmettere tutto questo con passione perché si è chiamati a non rinunciare mai all’infinito nel proprio compito educativo, a rimotivare il senso della vita e a orientarlo verso un fine alto. Ogni insegnante e chiunque si occupi, a diverso titolo di educazione, deve indicare la verità invitando a rientrare in se stessi, nel profondo della propria interiorità e, come dice sant’Agostino, non fare della verità un possesso privato, per non esserne privati a nostra volta.

AUTORE: Veronica Rossi