Sulla strada della comunione

L'Ac diocesana verso il rinnovo del Consiglio. Intervista al presidente Guido Morichetti su problemi e prospettive

L’Azione cattolica diocesana, domenica 3 febbraio, converrà nell’assemblea che indicherà i nuovi responsabili dell’associazione. Ci rivolgiamo al presidente Guido Morichetti, in carica da 7 anni e mezzo, per una riflessione insieme e per un bilancio sul cammino percorso. Quando nasce la sua esperienza in seno all’Ac? Cosa ha significato e significa nella sua vita? ‘Avevo venti anni ed erano almeno due che avevo iniziato un percorso di fede, avevo scoperto la felicità di credere in Cristo. Ma questa felicità era come una fiammella, ero angosciato dalla paura che si spegnesse, per questo cercavo in tutti i modi esperienze spirituali che la ravvivassero. Fin quando ‘ho posato questa fiamma sul cero pasquale’, attraverso l’Azione cattolica, da me odiata, che mi parlava di fede ordinaria, di Chiesa, di servizio. Grazie a questo incontro-scontro il mio cuore ha trovato pace, ho scoperto la Chiesa e iniziato a guardare ad un progetto di vita. Ora sono qui e mi stupisco sempre di più del percorso fatto, delle scelte, della ‘normalità’ della mia fede, come il respirare’. Può raccontare in sintesi il cammino associativo dell’Ac diocesana in questi ultimi tre anni? ‘Nell’ultimo triennio, oltre ad aver varato il nuovo Statuto diocesano, abbiamo approfondito il cammino formativo degli animatori-educatori con una scuola specifica, continuato l’esperienza del gruppo diocesano di spiritualità nuziale, promotore insieme ad altri del nuovo ufficio per la Pastorale familiare, e individuato un percorso per tornare a lavorare nelle parrocchie, per aprire o rifondare nuove associazioni’. Come vede oggi il ruolo dei laici nella società e nella Chiesa? Quali possibilità di apostolato e quali problematiche? ‘La frammentazione del laicato cattolico, che negli ultimi anni ha assunto dilatazioni preoccupanti, sommata a quella della appartenenza politica, ha prodotto da una parte interessanti e ampi spazi per l’apostolato ma dall’altra ha azzerato voci laicali che potessero parlare con autorevolezza nella sostanza e nei numeri. Quindi la strada della comunione da diverso tempo individuata, tra le diverse esperienze laicali, sta già producendo ottimi risultati. Penso, ad esempio, al Family Day come un inizio. A dimostrazione che, se i cristiani si mettono insieme, sono la più grande minoranza e allo stesso tempo possono essere maggioranza nei contenuti. Nel mondo, al di là delle apparenze, è facile ascoltare, dialogare, seminare, basta rinunciare alla nostra ansia da risultato. Nella Chiesa, ancora, il cammino per la piena assunzione della responsabilità laicale è agli inizi e ci riserverà grandi sorprese; per ora, soprattutto incomprensioni e paure. Il Concilio Vaticano II è una grande intuizione che aspetta ancora di essere verificata pienamente. L’importante come laici è contribuire al cammino di maturazione ecclesiale, senza fughe in avanti ma nella paziente profezia; poi i risultati arriveranno’. Cosa augura e consiglia ai futuri responsabili? ‘L’esperienza della responsabilità ci educa alla carità, che tutto vede, tutto sopporta, tutto ama. L’Ac nei prossimi anni, se il Signore vorrà, vivrà una stagione dal raccolto abbondante, per tutto il seme sparso in questi anni, come sta accadendo già a livello nazionale. Ai futuri responsabili voglio solo dire che questa è un’esperienza che li segnerà per sempre. Io l’ho vissuta da fidanzato, marito, genitore e lavoratore, e quello che ho donato l’ho condiviso con mia moglie, come quello che ho ricevuto, tanto e in sovrabbondanza. Il Vangelo è vero, mettiamolo alla prova!’.

AUTORE: Michela Massaro