Suore contro la tratta

Religiose. Convegno per coordinare la lotta allo sfruttamento della prostituzione

Si è appena concluso a Roma il convegno internazionale ‘Religiose in rete contro la tratta di persone’, nato per rendere meglio operativo il collegamento tra le suore che operano nei Paesi di provenienza, di transito e di arrivo delle donne sottoposte a sfruttamento. Il tutto in vista di una più efficace azione di prevenzione, denuncia e contrasto. Il convegno internazionale si è tenuto a Roma dal 15 al 18 giugno, ed era organizzato dall’Unione internazionale superiore generali (Uisg) e dall’Oim (Organizzazione internazionale migrazioni). I due organismi dal 2004 collaborano per contrastare il fenomeno della tratta, coordinando 15 reti internazionali che comprendono 252 congregazioni femminili con sedi in 36 Paesi. In particolare, l’Oim ha formato negli anni 500 suore in tutto il mondo. Nella lotta a questo triste fenomeno – ha sottolineato mons. Antonio M. Vegliò, presidente del Pontificio consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti – la Chiesa ‘non solo ha un ruolo importante, ma anche profetico. La tratta di persone è stata infatti nascosta per troppo tempo sotto le strutture di potere e di controllo che coprono la vergogna e l’ipocrisia di alcuni componenti della società’. Di fronte a questa ‘zona oscura della condizione umana’ mons. Vegliò ha proposto alle religiose 6 piste di riflessione: ‘conoscenza, impegno, sviluppo personale e spirituale, collaborazione e condivisione di informazioni, formazione’. Ha invitato a promuovere programmi appropriati nelle scuole e di utilizzare canpagne di informazione attraverso i mass media. Un invito a ‘prendere la parola’ contro lo sfruttamento delle donne vittime di tratta, rifiutando cioè il ‘silenzio e la implicita complicità di chi pensa che non ci riguarda, che sono problemi troppo grandi e inaffrontabili, che in fondo basta essere persone per bene e prudenti per non trovarsi in certe situazioni’ è stato rivolto alle suore dalla teologa Stella Morra, docente alla Pontificia università gregoriana. Morra ha ricordato che ‘la violenza non è solo quella che le donne e i bambini subiscono’ ma anche ‘quella di un intero sistema che circonda questi fatti’. Secondo la teologa ‘è vero che ancora esiste una struttura patriarcale delle società, che tende a considerare le donne oggetti, comprabili e vendibili; che non riconosce loro la dignità di persone a pieno titolo. È vero che a livello di cultura e di educazione abbiamo ancora molta strada da compiere’. A suo avviso si può spezzare la spirale della violenza a partire dalla condivisione e dall’aiuto tra donne, per ‘smascherare le complicità, l’ignoranza e la connivenza’. Suor Viviana Ballarin, presidente dell’Usmi (Unione superiori maggiori d’Italia) ha notato che con questo impegno ‘la vita religiosa entra nelle pieghe più oscure del male e del peccato’ ed è una presenza femminile preziosa ‘in una Chiesa che a volte eccede in presenze maschili e di burocrazia’. Durante la presentazione del convegno in sala stampa vaticana, suor Bernadette Sangma (Fma) ha fatto notare che c’è anche una domanda che ‘proviene da mariti e padri di famiglia che si dicono cristiani praticanti’. A questo proposito viene rivolto un invito alle congregazioni maschili e al clero diocesano perché si coinvolgano nell’azione di ‘formazione dei giovani e degli uomini’. Secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale migrazioni (Oim) relativi al 2007, sono circa 2 milioni e mezzo le vittime della tratta a scopo di sfruttamento sessuale, di cui almeno 500 mila in Europa, di cui da 29 mila a 38 mila in Italia. Stefano Volpicelli, dell’Oim, ha invitato a dare risposte a livello ‘glocale’, ad esempio ‘gestendo l’aumento incontrollato dei processi migratori soprattutto interni; riducendo l’aumento delle diseguaglianze sociali, delle povertà e delle discriminazioni di genere; prosciugando il sommerso, nel quale si annida lo sfruttamento lavorativo’ e ‘favorendo i canali legali della migrazione, del lavoro’. Carmela Godeau, vice-capo missione Oim a Roma, ha ricordato che una parte importante del lavoro riguarda l’assistenza al ritorno volontario. Dall’Italia nel 2008 sono rientrate in patria ’81 vittime di tratta e 137 casi umanitari’. Godeau ha anche denunciato l’incremento ‘di circa il 900 per cento di ragazze sbarcate a Lampedusa e provenienti dalla Nigeria’, potenziali vittime di sfruttamento sessuale.

AUTORE: Patrizia Caiffa