Le testimoni del Risorto

“Perché cercate tra i morti colui che è vivo? Non è qui, è risorto” è la sorprendente notizia che i due uomini dall’“abito sfolgorante” comunicano alle donne recatesi al sepolcro di Gesù.

Il Vangelo della Notte di Pasqua

Secondo quanto ascoltiamo nella Notte di Pasqua dalla pagina del Vangelo secondo Luca, le donne si recano al sepolcro al “mattino presto”, cioè non appena è possibile considerato il precetto del riposo sabbatico – svolgere attività come ungere il corpo di Gesù. Le donne sono identificate con Maria di Magdala, Giovanna e Maria madre di Giacomo, ovvero le stesse (a parte l’ultima) che, secondo il terzo Vangelo, “servivano” Gesù e i Dodici seguendoli sin dalla Galilea e anche nel momento della ‘sepoltura’ risultano impegnate nella cura del corpo di Gesù.

Le donne vicine a Gesù

Sono donne costantemente presenti al seguito di Gesù: nel corso dell’attività pubblica in Galilea (Lc 8,3), durante la crocifissione (23,49) e la sepoltura (23,55), ed ora continuano ad esserlo nell’evento della risurrezione (24,10). L’indole coraggiosa propria delle donne che amano fa sì che esse entrino nel sepolcro vuoto e, constatando l’assenza del ‘cadavere’, riflettono sul senso di questa assenza.

Ecco presentarsi loro “due uomini” numero indispensabile secondo la tradizione biblica (Dt 19,15-20) per dimostrare l’attendibilità di una testimonianza – in abiti sfolgoranti ossia manifestanti un’origine trascendente, i quali pronunciano alle donne spaventate una domanda provocatoria: “Perché cercate tra i morti colui che è vivo?”.

LETTURE DI PASQUA

PRIMA LETTURA
Dal Libro della Genesi 1,1-2,2

SALMO RESPONSORIALE
Salmo 103

SECONDA LETTURA
Dal Libro della Genesi 22,1-18

VANGELO
Vangelo di Luca 24,1-12

Luca fa precedere, all’annuncio della risurrezione, la realtà dell’essere ‘vivo’ di Gesù, usa cioè un’argomentazione più adeguata al mondo ellenistico da cui proviene e a cui (con molta probabilità) si rivolge. Poi, segue la notizia che ha cambiato le sorti dell’umanità: “Non è qui, è risorto”. Il verbo greco della risurrezione (egheiro), espresso in forma passiva, esprime la potente azione del Padre che libera Gesù dalla morte.

Questo clamoroso evento coincide con il “terzo giorno” che è quello in cui ci si “rialza” (Os 6,2), è quello della teofania (Es 19,16), della liberazione (Est 5,1) e della salvezza del ‘giusto’ (Midrash Rabbà Est 9,2). I due misteriosi uomini per rassicurare le donne si servono del ricordo delle parole attraverso le quali il loro “Signore” aveva già annunciato la sua passione, morte e risurrezione.

A questo punto, le donne che “si ricordarono delle sue parole”, colgono il messaggio in tutta la sua attualità, e, in linea con quanto caratterizza tutto il Vangelo di san Luca, proseguono il ‘servizio’ a favore del loro Maestro e annunciano tutto l’accaduto agli “Undici e a tutti gli altri”. Oltre alle tre menzionate donne, Luca parla anche di “altre” donne coinvolte nell’annuncio della risurrezione, ma il risultato è un insuccesso a causa del fatto che gli annunci “parvero loro come un vaneggiamento e non credevano ad esse”.

Forse questo è da attribuire al fatto che al tempo di Gesù le testimonianze dovevano provenire perlopiù da uomini e soprattutto autorevoli, ma di certo – poi il Vangelo lo fa constatare – il fatto è che la fede nella risurrezione nasce dall’incontro ‘personale’ con il Signore risorto. Inoltre, l’incredulità degli Undici non è da considerare come un dettaglio per sminuire l’importanza delle donne che, anzi, nel Vangelo lucano sono abbondantemente messe in risalto.

Pietro, pieno di stupore

Anche dell’apostolo Pietro non è specificato che abbia creduto alle donne, tuttavia si “alzò”, “corse” al sepolcro, si “chinò” e “vide” la realtà dei teli privi del corpo di Gesù.

Immaginiamoci quindi l’interiorità di Pietro tormentata da un ‘andirivieni’ di pensieri misti di incredulità e di speranza. Pietro, che qualche sera prima è stato incaricato da Gesù di confermare i fratelli (22,32) ora è coerentemente additato come colui che è “pieno di stupore per l’accaduto” perché sicuramente anche lui ha ‘ricordato’ le parole di Gesù ed ha constatato la loro realizzazione.

L’evangelista Luca attribuisce quindi tanta importanza all’apostolo Pietro. Pietro, la roccia sulla quale Gesù ha edificato la Chiesa, è il primo degli apostoli a verificare la risurrezione di Gesù, il primo testimone ‘autorevole’ della risurrezione di Gesù sulla quale si fonda la fede cristiana.

Nella Prima lettera ai Corinzi (15,5) nell’elencare i testimoni della Risurrezione, l’apostolo Paolo mette al primo posto Pietro: “Risorto il terzo giorno secondo le Scritture, apparve a Cefa e quindi ai Dodici”. In virtù dell’incontro con Cristo risorto, Pietro, gli Undici, le donne, si sentono spontaneamente investiti del ruolo di annunciatori e di testimoni fino alla disponibilità del dono della vita.

Chi mai avrebbe dato la vita per un morto? Essi parlano ancora oggi a noi e ci provocano a riconoscere i segni della presenza di Gesù risorto nella nostra vita di credenti e ad agire di conseguenza. L’attuale ‘Pietro’ ci esorta: “E se ci diranno il perché del nostro sorriso donato e della nostra paziente condivisione, allora potremo rispondere che Gesù è ancora qui, che continua ad essere vivo fra noi, che Gesù è qui, in piazza, con noi: vivo e risorto” (Papa Francesco, 19.04.2017).

Giuseppina Bruscolotti