Tetto massimo dei rifiuti: non oltre le 70 mila tonnellate

Con il nuovo piano della Giunta sarrano resi omogenei i costi di smaltimento

Consiglio regionale in ferie dopo la lunga maratona sui rifiuti, che ha provocato scontri piuttosto accesi in aula. Alla fine di luglio è stato approvato il secondo piano dei rifiuti, dopo quello varato nel 1997. La sfida del nuovo piano è quella di rendere del tutto marginale l’uso delle discariche. Entro il 2006 l’Umbria dovrà però arrivare a una quota di raccolta differenziata del 45 per cento dei rifiuti totali, riciclare la parte umida per la produzione di compost e termovalorizzare il resto. A questo punto in discarica dovrebbero arrivare solo gli scarti e il numero stesso delle discariche potrà essere diminuito. Nei giorni precedenti, l’assemblea di Palazzo Cesaroni aveva approvato anche i venti articoli della legge per la gestione integrata dei rifiuti che detta le norme per la formazione dello stesso piano regionale. Prima dell’entrata in vigore del primo piano per la gestione dei rifiuti – quello del 1997 – nel territorio regionale c’erano 108 discariche. Ora ne restano attive sei di nuova generazione. La produzione totale dei rifiuti urbani nel 2000 è stata di 452.442 tonnellate, il 12,84 per cento (58.093 tonnellate) proveniente da raccolta differenziata. La Giunta regionale ha stabilito che deve essere fissato in 70 mila tonnellate l’anno, il quantitativo massimo dei materiali provenienti dai rifiuti da bruciare in Umbria nei prossimi anni. La frazione secca che si ottiene dopo la selezione presso gli impianti esistenti potrà essere utilizzata in due modi: attraverso la termovalorizzazione (bruciata) nello stato in cui esce dall’impianto di selezione o dopo essere stata ulteriormente raffinata e arricchita per ottenere il cosiddetto Cdr, il combustibile derivato dai rifiuti. Le stime sulle quantità parlano di 350 mila tonnellate di rifiuti solidi urbani, suddivisi in 175 mila di frazione secca e di 88 mila di Cdr. Attualmente solo a Terni è autorizzato e funzionante un impianto realizzato e gestito dall’Asm per la lavorazione delle frazione secche dei rifiuti urbani, di quelli speciali sanitari e per le farine animali. Nella stessa area di Maratta due nuovi impianti di Terni Ena e Printer sono autorizzati a produrre energia elettrica mediante il trattamento di biomasse. Il piano regionale prevede tre impianti per la produzione del Cdr, a Ponte Rio di Perugia, a Casone di Foligno, a Maratta di Terni. Un ulteriore eventuale impianto potrà essere realizzato a Orvieto. Il processo avviato con il nuovo piano dei rifiuti porterà anche a rendere omogenei i costi della smaltimento, nelle varie zone della regione. Ora, trasportare i rifiuti nelle cinque discariche dell’Umbria costa 64 euro a tonnellata per il Perugino e 74 per i comuni del Trasimeno, 52 per l’alta Valle del Tevere, 67 per l’Eugubino-Gualdese, 55,8 per Foligno, Spoleto e la Valnerina, 93 per il Ternano, 44,6 per i comuni dell’Orvietano e 43 per Orvieto. Il piano dei rifiuti è stato approvato con sedici voti favorevoli di Rifondazione, Ds, Margherita e Sdi. Contrari i consiglieri del centrodestra presenti (otto) e il gruppo misto (Carlo Ripa di Meana dei Verdi ecologisti e Maurizio Donati dei Comunisti). Astenuto Moreno Finamonti dei Democratici. Tra i due schieramenti non sono mancate le scintille, durante la discussione e l’approvazione del provvedimento. Secondo la maggioranza, il nuovo piano rappresenta un percorso coordinato che non va a senso unico in una direzione, ma che propone il raggiungimento degli obiettivi attraverso un ventaglio di opzioni, con l’ambizione di ridurre drasticamente l’uso delle discariche per favorire la raccolta differenziata e il riciclaggio. Secondo le minoranze, però, le previsioni del piano non sarebbero realizzabili. A cominciare dalle stime sulla quantità di rifiuti prodotti, in particolare dalle famiglie. Sarebbero poi troppo pochi gli investimenti per aiutare i comuni ad aumentare la raccolta differenziata (per passare dall’attuale 12,75 al 45 per cento sul totale dei rifiuti, entro il 2006). Quanto alle risorse economiche che saranno impegnate, il piano parla di 6,5 milioni di euro più altri fondi dal Docup, “nella consapevolezza – ha detto l’assessore regionale all’Ambiente, Danilo Monelli – che il decreto Ronchi e l’Europa chiedono compartecipazione alle imprese e agli enti locali”.

AUTORE: D.M.