Nuovo allarme trasporti tagliati. Con un buco di 15 milioni, la Giunta riduce le spese

Agli umbri piace spostarsi in automobile. Lo dimostrano i dati Istat e dell’Osservatorio Unipol-Sai: meno del 6 per cento usano i mezzi pubblici per recarsi al lavoro, e 6 studenti su dieci arrivano a scuola in auto. Con il non piacevole primato che la nostra è la Regione italiana con la maggiore densità di auto in rapporto alla popolazione, ognuna delle quali mediamente percorre più di 14.000 chilometri all’anno, altro record nazionale.

Abitudini e comportamenti che però probabilmente dipendono anche da un sistema di trasporti pubblici che non soddisfa le esigenze di chi deve spostarsi, non solo nei paesini e borghi, ma anche nelle città più grandi. In tempi in cui si dovrebbe ridurre l’uso dell’auto per la tutela di un ambiente già troppo malato. E invece in Umbria si prospetta la riduzione del servizio trasporti pubblici, con il taglio di corse degli autobus per ripianare i debiti accumulati in anni di una gestione che è anche oggetto di indagini della magistratura perugina per i reati di associazione per delinquere, corruzione e bancarotta fraudolenta.

Con un buco di bilancio di 15 milioni che la nuova Giunta regionale si trova a dover ripianare. “Di certo – ha detto l’assessore regionale ai Trasporti, Enrico Melasecche si impongono una serie di decisioni coraggiose e responsabili, che coinvolgono tutti gli attori di questo settore, dalla stessa Regione agli enti locali, dalle aziende interessate al servizio, ai sindacati, ai singoli lavoratori, a tutti gli umbri, nessuno escluso”.

Per Melasecche, “è ingeneroso addebitare a questa Giunta, insediata da poche settimane, la mancata presentazione di ricette miracolose, considerato che sono in corso incontri serrati a tutti i livelli, regionali e nazionali, per cercare di affrontare una migliore rimodulazione dei servizi, l’eliminazione di sprechi e di eventuali corse inutili nei casi in cui non c’è un’utenza minimamente adeguata ai costi che l’intera collettività regionale è costretta a sopportare”.

L’ipotesi di “eliminazione delle corse inutili” annunciata e ribadita in più occasioni dall’assessore preoccupa non solo gli utenti ma anche i sindacati, che hanno subito proclamato lo stato di agitazione, nel timore che siano a rischio i posti di lavoro. Sono infatti 2.500 gli addetti del settore, tra pubblico e privato.

Un nuovo incontro tra sindacati e assessore è in programma per il 10 febbraio, in attesa – ha spiegato Melasecche che “le società fornitrici dei servizi consegnino i dati analitici relativi al tasso di utilizzo delle corse e le proposte dettagliate in merito”. In un’intervista al Corriere dell’Umbria l’assessore ha parlato di “corse vuote che non possiamo più permetterci di mantenere”, e della necessità “di compiere scelte nell’integrazione fra rotaie e gomma”.

Anche su rotaia, però, in Umbria i problemi non mancano. L’esempio più eclatante è quello della Ferrovia centrale umbra, che poteva essere la nostra “metropolitana”. Un servizio interrotto da circa tre anni e solo parzialmente riattivato tra le stazioni di Città di Castello e Perugia Ponte San Giovanni, con treni che però, per ragioni di sicurezza, vanno talmente piano che i pochi pendolari che li usano impiegano un’ora e mezzo per il viaggio tra le due stazioni.

“Carrozze fatiscenti e treni diesel – ricorda Carla Spagnoli, presidente del Movimento per Perugia – nonostante la ferrovia sia elettrificata da San Sepolcro a Ponte San Giovanni e abbia a disposizione quattro treni elettrici Minuetto costati circa 16 milioni, e oggi abbandonati perché mancano i pezzi di ricambio”.

Nel tratto tra Ponte San Giovanni e Perugia Sant’Anna (quest’ultima è diventata una sorta di giardino abbandonato, con arbusti e erba cresciuti tra i binari) i lavori di ammodernamnto della ferrovia dovrebbero concludersi entro il prossimo anno, mentre non ci sono né soldi né progetti concreti per i lavori e la riattivazione dei collegamenti con Terni e Sansepolcro.

Anche l’offerta e la qualità dei servizi delle Ferrovie dello Stato (Terontola – Perugia – Foligno – Terni) non è il massimo. Per il raddoppio della Foligno-Terontola sono già stati stanziati 32 milioni di euro, sperando che non si ripeta quanto avvenuto per il raddoppio della ferrovia tra Campello e Spoleto, con lavori cominciati da vent’anni e non ancora finiti. Tante e forse anche troppe le proposte per i collegamenti interregionali.

Il Frecciarossa per Milano (alla Regione costa alcuni milioni di euro all’anno) ha avuto più viaggiatori del previsto, solo che dal dicembre scorso non arriva più alla Stazione centrale di Milano ma in quella periferica di Rogoredo. Tante richieste per fermate di questi treni anche a Orte, Chiusi, Terontola, ma per ora senza risposta poiché i convogli “superveloci” devono fare poche soste per rimanere tali.

La Presidente della Regione, Donatella Tesei, propone collegamenti veloci Frecciabianca da Perugia e Terni con le stazioni di Roma e Firenze, dove poi usufruire anche dei treni Frecciarossa. Proposte la cui fattibilità e i cui costi sono ancora da verificare.

Enzo Ferrini