Troppe rivendicazioni senza distinzioni

Si è tenuto a Perugia il XIII congresso nazionale dell’Arcigay; forte il sostegno politico ricevuto

Perugia ha ospitato il XIII congresso nazionale Arcigay che si è concluso domenica 14 febbraio. I numerosi delegati, circa 200, provenienti dalle varie associazioni sparse nel territorio nazionale, hanno riaffermato l’urgenza delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender italiane di vedere riconosciuta la parità di diritti. In particolare si è riaffermata la richiesta dell’accesso al matrimonio anche per le coppie dello stesso sesso, che sarà pubblicizzata attraverso varie iniziative e campagne da programmare nei prossimi mesi. Sono stati eletti i nuovi organi dirigenti e si è costituito il nuovo Consiglio nazionale composto da 73 persone rappresentativi dei 46 comitati territoriali che compongono l’associazione nazionale. Nonostante l’acceso dibattito all’interno tra due mozioni contrapposte, il congresso ha approvato in maniera unitaria una serie di ordini del giorno che impegnano l’associazione in molteplici iniziative. Iniziato il 12 febbraio nella Sala dei Notari di Palazzo dei Priori, si è concluso nella sala Congressi della Camera di commercio. L’ Arcigay è la maggiore Associazione lesbica e gay italiana che compie 25 anni di vita ed ha avuto l’onore di un messaggio di saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che contiene un appello contro tutte le discriminazioni, anche quelle basate su orientamento sessuale e identità di genere. Sullo stesso tenore vi è stato anche l’intervento del segretario nazionale del Pd, Pierluigi Bersani, recatosi appositamente a Perugia. Gli onori di casa li ha fatti il sindaco del capoluogo, Vladimiro Boccali, che è stato socio fondatore del Circolo gay di Perugia e quindi molto vicino all’associazione come in generale è tutto il Pd. A conclusione è stata approvata una mozione che, fra le altre cose, rivendica per le persone gay, trans e lesbiche gli stessi diritti che hanno tutti gli altri cittadini senza alcuna discriminazione. Dall’esterno è sembrato trattarsi di un congresso simile a quello di un partito o di una potente lobby che fa politica e mette sul piatto della bilancia il peso dei suoi numerosi iscritti e simpatizzanti, i quali appartengono a persone motivate non tanto o soltanto da esigenze personali proprie, ma da una scelta di militanza ideologica tesa a svolgere una battaglia di rivendicazione di diritti che ritengono ingiustamente negati. Si chiede un uguale trattamento a cose e situazioni del tutto o in gran parte diverse, una uguaglianza che superi ogni distinzione e definizione della natura delle cose. Nel congresso si sono fatte dichiarazioni di critica contro la legge regionale sulla famiglia appena approvata e nei confronti di una cultura cattolica, quale è espressa dalla senatrice Binetti, considerata nemica di gay e lesbiche. A parere di un cronista esterno tanto sfoggio di amicizia da parte di politici e amministratori sembra molto lontana dalla paventata omofobia, di cui i gay si sentono vittime, quanto piuttosto manifestazione di un’ampia visibilità e di un consenso vicino all’omofilia.