Ultimo battito di un gran cuore

Diocesi. La scomparsa di mons. Dino Pelorosso, predicatore e guida dei pellegrini

Venerdì 5 gennaio il vescovo mons. Giovanni Scanavino, attorniato dal Capitolo della cattedrale, da un folto gruppo di presbiteri e diaconi e da una cospicua assemblea di laici e religiose, ha consegnato al Buon pastore mons. Dino Pelorosso, celebrando per lui la divina eucaristia nel duomo di Orvieto. Gli ultimi anni della sua vita, don Dino li aveva vissuti nel silenzio del suo studio in casa, con il rosario in mano e sempre fedele alla messa quotidiana. Alla vigilia di Natale, il ricovero in ospedale. Sembrava a noi uno dei frequenti passaggi in ospedale, mentre lui aveva capito che sarebbe stato il ‘passaggio’ decisivo. Un ictus dietro l’altro e la fine mercoledì 3 gennaio, all’alba del nuovo anno; il 12 avrebbe compiuto 86 anni. L’ultimo atto di Chiesa era stata la celebrazione dell’unzione degli infermi, che mi aveva chiesto come estremo segno di amicizia. Ed è proprio all’amicizia che ho chiesto ispirazione per una breve riflessione, che ne tratteggi il ricordo, lo stesso offerto anche agli amici della parrocchia del duomo, di cui don Dino faceva parte, e a tante altre persone che lo avevano conosciuto durante la sua multiforme attività pastorale; un ricordo che forse non rende giustizia all’esperienza complessiva di una vita sacerdotale e umana, sicuramente intensa e variegata. L’impressione apparente che si poteva avere di questo sacerdote era quella di una certa ritrosia, mentre l’aspetto che ai più è sconosciuto era la sua amabilità. Due ingredienti la facevano risaltare al massimo: un gruppo di gente e i monti. Parlare dei monti agli amici del suo gruppo era per lui in primo luogo una meditazione su Dio; se poi la montagna era quella della Terra Santa, il Sinai, ma ancor più il Getsemani e il Calvario, allora i suoi occhi si inumidivano di pianto. Aveva imparato da giovane, alla scuola di don Giovanni Rossi e della Pro Civitate Christiana, predicando le missioni al popolo qua e là per l’Italia. Il pellegrinaggio gli era entrato nel sangue e guidarne era il dono più bello che faceva a chi lo incontrava. La Terra Santa, Lourdes, Fatima lo avevano dovuto riconoscere, annoverandolo tra i benefattori di queste mete benedette dallo Spirito. ‘Che lo Spirito santo trasformi in un atto d’amore l’ultimo battito del mio cuore’. Caro don Dino, la Misericordia del Buon Dio, come tu hai invocato nel testamento, farà il resto; ma intanto, ti sia di buon auspicio per trovare la porta del paradiso il bene che ci hai fatto, a me forse più che ad altri. Lo Spirito santo non ha atteso la tua fine per far battere d’amore il tuo cuore; chi ti ha conosciuto ne ringrazia il Signore!

AUTORE: Italo Mattia