Un amico/nemico di nome Banca

Economia. Con le nuove regole sui crediti, i piccoli e medi imprenditori sono svantaggiati

‘Basilea 2’ ‘ ossia le nuove regole internazionali di accesso al credito – sono un rischio o un’opportunità per le piccole e medie imprese? A Terni sembrano non aver dubbi: più pericoli che vantaggi, almeno ad oggi. Come confermato dall’indagine presentata il 19 maggio scorso dal titolo Noi imprenditori siamo pronti ad affrontare la direttiva Basilea 2?, promossa dal Consorzio di garanzia Api Fidi. Lo studio ha coinvolto un campione di 100 aziende Confapi, scelto per dimensione aziendale in termini di addetti, fatturato e comparto produttivo. Api Fidi simula ‘Basilea 2’ e il credito costa di piùÈ stata simulata, in pratica, la reazione del sistema bancario alle richieste di credito delle Pmi intervistate. Ossia: cosa succederà dopo il 1’gennaio 2007. ‘Dai risultati – ha spiegato il direttore del Consorzio, Luca Gerri – scaturisce che solo il 3 per cento degli imprenditori intervistati non rischierebbe di perdere la fiducia delle banche, mentre il 6 per cento non accederebbe al credito oppure i suoi affidamenti sarebbero ad alto rischio. La media delle aziende (27 per cento) occuperebbe poi quella fascia per le quali l’accesso al credito avverrebbe a condizioni più onerose rispetto all’attuale media del mercato’. Un bel problema, non c’è che dire. Anche perché è normale chiedersi che fine farà buona parte dell’imprenditoria della conca ternana, composta da piccole e micro imprese, se non comprenderà presto come accedere al credito come in passato; più che interrogarsi sul loro futuro sviluppo – nonché sui posti di lavoro che potrebbero creare ‘ occorre quindi chiedersi se queste Pmi sopravviveranno all’entrata in vigore della direttiva denominata ‘Basilea 2’. Gli errori degli imprenditori? Pagano troppe banche e non fanno previsioniPerché le Pmi del Ternano non sono ancora pronte sul nuovo scenario del credito? Come lavorano? E quali errori commettono gli imprenditori che ne sono a capo? ‘Le nostre micro e piccole aziende – ha affermato il presidente del Consorzio Api Fidi, Renzo Sernesi – risentono della perdita di localismo dei centri direzionali (di fatto, di banche umbre non ne esistono più e quindi anche i vertici dei grandi istituti di credito che hanno occupato il loro posto sono ‘più difficili’ da raggiungere, ndr); inoltre operano, nel 71 per cento dei casi, con più di tre banche: questo è il primo errore, poiché frazionando il rischio in ambito bancario i costi di gestione delle imprese lievitano inesorabilmente’. L’abitudine degli imprenditori è quello di chiedere credito garantendo con fidi e fideiussioni. Ma – ha continuato Sernesi – non utilizzano l’operazione relativa al ‘consolidamento delle passività’ (un debito ‘a breve’ viene trasformato in uno a medio o lungo periodo, per conseguire una situazione finanziaria più stabile; l’88 per cento degli imprenditori delle Pmi ternane non ne ha mai fatto ricorso), così come gli interventi sul capitale di rischio (il 72 per cento degli imprenditori non li conosce)’. Inoltre, fatto che la dice lunga sull’atteggiamento fai-da-te delle Pmi ternane, è che nell’87 per cento dei casi il bilancio non viene certificato e che il 43 per cento di esse non redige mai un budget di previsione. E che poi appena l’8 per cento del campione affermi di esportare all’estero non fa meraviglia. ‘La delicata situazione – ha concluso Sernesi – si complica con l’allungarsi dei tempi di pagamento da parte dei clienti, che provoca una riduzione dei margini positivi per le stesse imprese’.

AUTORE: Paolo Giovannelli