Un Centro ispirato a Madre Speranza: rispetto e valorizzazione della persona

L'istituto di Fratta Todina accoglie soggetti portatori di handicap gravi

“Siamo stati creati gli uni per gli altri e viviamo gli uni negli altri perché in noi c’è qualcosa degli altri e negli altri qualcosa di nostro. Questo qualcosa degli altri che c’è in noi è la loro vita, e quel qualcosa di nostro che c’è in loro è la nostra vita”. Ed è da questo principio espresso da Madre Speranza che ha preso le mosse il centro diurno educativo-riabilitativo per minori portatori di handicap “Centro Speranza” di Fratta Todina. Attività nata nel 1984 “e così chiamata in ricordo della fondatrice: Madre Speranza di Gesù – racconta la superiora suor Annunziata – ed è gestito dalla Congregazione delle Ancelle dell’Amore Misericordioso e convenzionato con la Asl di Marsciano. Si tratta di un servizio educativo di riabilitazione per bambini e ragazzi microcefali, spastici, affetti dalla sindrome di Down, cerebrolesi gravi, gravissimi e pluriminorati. Secondo il desiderio della fondatrice ha carattere di trattamento diurno e non di internato e gli ospiti tornano ogni giorno nella propria famiglia, in modo da usufruire di un trattamento specialistico e, allo stesso tempo, di mantenere con la famiglia un legame educativo e affettivo considerato irrinunciabile e insostituibile”. Sono 50 i ragazzi del servizio diurno, mentre altri 46 usufruiscono dell’attività ambulatoriale. L’équipe medico-psico-pedagogica e gli educatori attuano la metodologia operativa definita “trattamento pedagogico globale” che si basa su una concezione unitaria della persona e utilizza tecniche riabilitative e proposte educative integrate che favoriscono lo sviluppo armonico della personalità del bambino nel rispetto della sua globalità. “La visione globale impone di affrontare il problema del disabile con una competenza professionale e scientifica delle tecniche riabilitative dell’handicap cerebrale – afferma la dottoressa Daniela Sedran, pedagogista – nella dimensione umana dove ogni intervento deve essere attuato nel rispetto e nella valorizzazione della persona; nella dimensione socio-familiare, perché ogni bambino ha potenzialità di arricchimento sia familiare sia sociale”. Il Centro si propone di fornire una risposta ai bisogni esistenziali di ogni persona, al benessere psico-fisico, ad una buona percezione e ad un corretto uso del proprio corpo, ad una buona coscienza di sé. Lavorare con i bambini cerebropatici gravissimi significa essenzialmente aiutare ciascun bambino a essere se stesso, in armonia con le proprie possibilità, come persona capace di donare, oltre che ricevere. “I momenti dell’accoglienza, del pranzo e dell’igiene rappresentano la quotidianità del bambino, ma anche l’occasione sempre nuova di riscoprire ogni giorno, attraverso il corpo e i propri sentimenti, il significato di vivere, il piacere di sentirsi bene, gratificato e accettato – dice l’educatore Giuseppe Antoniucci – giochi corporei, stimolazioni senso-motorie, idromassaggio, coinvolgono il bambino e rinforzano le risposte sensoriali e cognitive, integrati, poi, con interventi terapeutico-riabilitativi: fisioterapia, psicomotricità, musicoterapia, logoterapia e idroterapia”. L’attività riabilitativa mira a ridurre le incidenze negative delle cerebrolesioni e favorire lo sviluppo delle potenzialità residue. La fisioterapia serve per prevenire, contenere e correggere gli atteggiamenti inadeguati di postura e di movimento del bambino. La terapia del linguaggio è, invece, finalizzata all’instaurarsi di una relazione del bambino con l’altro e con l’ambiente. La musicoterapica viene usata come mezzo di comunicazione non verbale in grado di agire sulla totalità dell’essere umano. L’idroterapia si rivolge, non esclusivamente, ai ragazzi con difficoltà di tipo neuromotorio facilitando le capacità di espressione del corpo e del movimento e integrando la percezione dello spazio e del rapporto corpo-oggetto. L’educazione psicomotoria, infine, si propone di aiutare il bambino nello sviluppo delle capacità relazionali, nella presa di coscienza del proprio corpo della realtà dello spazio e del tempo. “In questo contesto si inserisce anche l’attività educativa-occupazionale dei ragazzi – continua Antoniucci – connotata da tre diverse finalità: educativa attraverso richiesta di piccoli impegni, affinamento di semplici modalità di intervento, interiorizzazione delle esperienze vissute, analisi dell’esperienza a livello verbale, analisi dell’esperienza a livello grafico; occupazionale per far acquisire al soggetto piccole competenze e la corretta successione di atti motori che portano ad una determinata azione; pre-lavorativo per sviluppare il senso di responsabilità, la consapevolezza di operare nei tempi e nelle modalità richieste”. Presso il Centro sono attivi laboratori di falegnameria, parrucchiere, economia domestica, ceramica e attività teatrale. Con lo scopo di sostenere e potenziare l’opera del Centro si è costituita l’associazione di volontariato degli educatori e amici dello stesso. L’associazione si propone di promuovere la formazione umana e professionale degli associati e in tal senso è da intendere anche il negozio “Speranzando”, dove vengono venduti gli oggetti realizzati dai ragazzi del centro.

AUTORE: Umberto Maiorca