Un colpo d’occhio pastorale

Diocesi. Impressioni a caldo di un parroco sulle benedizioni

La Pasqua si avvicina a grandi passi e per le nostre parrocchie è iniziata la benedizione delle case, una antica tradizione della Chiesa con la quale il sacerdote visita le famiglie portando la pace e incontra nel Signore chi vive la casa; appunto, la famiglia. Abbiamo chiesto ad un sacerdote della nostra diocesi, don Alessandro Fortunati, di raccontarci brevemente come viva, da parroco, questa esperienza pastorale. Che senso ha oggi la benedizione delle case e delle famiglie durante il periodo della Quaresima? ‘La consuetudine della benedizione delle famiglie durante la Quaresima è un’occasione preziosa per poter dare, una volta l’anno, un rapido colpo d’occhio alla realtà pastorale nella quale un parroco opera. Durante un incontro di recente avvenuto a Collevalenza, insieme ad altri parroci, ci si è confrontati sull’importanza di questa pratica: la gente è felice che il sacerdote entri nelle case, scambi una parola ‘diversa’ dalle solite, perché vede nel sacerdote un segno della vicinanza della Chiesa alla gente, a tutti, senza discriminazioni’.Come sacerdote e pastore, come interpreta questa occasione pastorale in riferimento alla sua parrocchia?’Basta uno sguardo alla casa, un’occhiata a come si prega, il particolare di un’immagine sacra (segno della vita spirituale della famiglia), di una Bibbia a portata di mano, per capire se la Parola di Dio si diffonde, cresce ed è il pane di una famiglia. E poi le domande che il parroco rivolge alla gente, anche un semplice ‘come stai?’, uno scambio di sguardi dai quali traspare gioia o sofferenza, serenità o disagio, permettono di aprire un dialogo che in altri momenti non sarebbe possibile e, dopo averlo aperto, di poterlo riprendere in altri incontri: ‘Ti ricordi? A casa ne abbiamo accennato… perché non parliamo un po’ più a fondo di quel tuo problema?”. In particolare, negli incontri di quest’anno, c’è un tema particolare che viene proposto? ‘Di fatto non c’è un vero e proprio tema ma, oltre alle semplici considerazioni sul tempo che fa o che farà, si cerca di andare più a fondo, di parlare anche di cose che contano, dei problemi della famiglia, dei figli, delle sofferenze di anziani e malati, del peso della solitudine, della vita di fede. Il vero ‘tema’ è essere vicini alle persone’. Ha qualche vicenda particolare da raccontare che le è accaduta entrando nella casa di qualche parrocchiano? ‘A volte accadono cose anche divertenti o simpatiche: grazie anche ad una battuta o ad una barzelletta, si riesce a far sorridere la gente, a rompere il ghiaccio, a dire sorridendo qualcosa di serio. Tuttavia, quello che mi colpisce, entrando nelle case della gente, è l’espressione: ‘Stavamo aspettando la benedizione’. È una frase che spesso va al di là della semplice consuetudine, ma denota un senso di attesa; è segno della gente che apre alla Chiesa, nella persona dei sacerdoti, le porte della sua casa’.

AUTORE: Francesca Carnevalini