Un Patrimonio da non dilapidare

l'editoriale

La notizia che il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, è stato eletto presidente dell’Associazione delle città e siti italiani Patrimonio mondiale dell’Unesco (vedi pag. 18), riporta all’attenzione il tema dei beni culturali della nostra regione. Assisi e l’Umbria sono in prima fila nel panorama dei luoghi dichiarati dall’Unesco patrimonio universale. Si tratta di realtà intoccabili per importanza, interesse, valore culturale e artistico, tanto da essere sottratte all’arbitrio dei poteri nazionali, essendo considerati proprietà dell’intera umanità. Questo fatto rinnova e ritempra la consapevolezza, mai sufficientemente garantita, della ricchezza e preziosità di determinate costruzioni e di opere d’arte presenti nella nostra terra. Tale consapevolezza dovrebbe comportare atteggiamenti privati e pubblici di gelosa conservazione del patrimonio esistente, e di una costante presenza attiva per renderlo vitale, capace anche oggi di esprimere messaggi, pensieri e suscitare sentimenti. Gli umbri, prima di tutti, dovrebbero conoscere le bellezze del proprio territorio, valorizzarle e trasmetterle con l’educazione alle nuove generazioni. Non dovrebbe neppure sfiorare l’idea – a giovani studenti che giungono dalla periferia a visitare il centro della città – di mettersi a giocare a palla vicino ad un capolavoro quale può essere la fontana maggiore di Perugia, la cattedrale di Orvieto o di Spoleto, il tempio della Consolazione di Todi, o la piazza San Benedetto di Norcia, e naturalmente i luoghi tutti fortemente caratterizzanti di Assisi. Queste nostre città, ed anche moltissimi gioielli di paesi e di borghi, per la loro bellezza e armonia, dovrebbero inoltre costituire un deterrente da ogni tentazione di essere deturpate e danneggiate in qualsiasi modo. È un fatto di educazione non sporcare i muri e le pietre dei palazzi e delle chiese, che sono state oggetto quasi di culto e comunque maneggiate con cura e arte da operai e artigiani anonimi, molti dei quali sono stati maestri impareggiabili di geometria e calcolo. Questo non è solo un richiamo di carattere estetico e formale, ma va a cogliere la responsabilità della tutela, della costruzione e ricostruzione di case, paesi e città, e quindi la cura della vita delle persone e del loro benessere. Il cinismo di privati e di pubblici amministratori, che vedono e tutelano solo i lati economici e fiscali, burocratici e formali delle questioni, fino al punto di mettere a rischio la vita delle persone, come pare sia successo in Abruzzo, è l’esito ultimo e devastante della cultura che si potrebbe chiamare del ‘farsi gli affari propri’ ad ogni costo. Una responsabilità in questi ambiti ricade pesantemente sulle spalle degli amministratori dei beni culturali che, a causa delle molteplici competenze che permettono il rimbalzo delle responsabilità, e per la reale o presunta mancanza di fondi, non curano a dovere e non facilitano la fruizione del ricco patrimonio di beni artistici e culturali. Il campanile della basilica di San Domenico di Perugia e la stupenda vetrata, solo per fare un esempio, sono da anni in restauro. E poi si piange sul turismo in calo.

AUTORE: Elio Bromuri