Si tinge inaspettatamente di giallo la vicenda delle opere del Concorso internazionale della ceramica che, secondo quanto era emerso qualche giorno fa, sembrava avviata a rapida e lieta conclusione. “Opere finalmente in un luogo decoroso” così era l’accordo fra Amministrazione comunale e “Pro Tadino” sul futuro Museo della Ceramica contemporanea: si attendeva solo il via al trasferimento. E un trasferimento è stato effettuato giovedì 9 novembre scorso, non si sa ancora se per isolata iniziativa di qualche addetto o per un incredibile errore, è stato eseguito il trasloco delle opere conservate presso il Palazzetto del Podestà. Ma non verso i locali dell’ex caserma dei Carabinieri, distanti poco più di trenta metri dalla vecchia sede, bensì verso il Centro promozionale della ceramica, distante oltre un chilometro. La ditta esecutrice del lavoro, improvvisando il carico e lo scarico delle preziose opere, deve però averle maneggiate con una certa rudezza. Lo si deduce dal risultato di un’ispezione da parte di un addetto della “Pro Tadino” – non avvertita del trasporto – avvenuta subito dopo il fatto, dalla quale risultano danni alle ceramiche quantificabili in centinaia di milioni. Gravemente danneggiati risultano il “Pinocchio ginnasta” di Salvatore Meli, vincitore del 1961; “Mamma, amore e sacrificio” di Bianco Ghini (1967); “San Francesco” di Nino Strada (1963); tutti i vasi di Giancarlo Scapin (1994) completamente distrutto il piatto da muro con cui l’artista boemo Otto Eckert aveva vinto la decima edizione del concorso (1968) e il pannello di Goffredo Gaeta dal titolo “Il bambino”, premiato al concorso del 1979. La gran parte delle opere, inoltre, risulta scheggiata, crepata o in parte danneggiata a causa, con molta probabilità, della fretta e del mezzo improprio (un camioncino con ribaltabile) con cui si è provveduto al trasporto. Da quanto emerso, ad una prima ricostruzione dei fatti, il lavoro di trasloco, inizialmente non previsto, sarebbe stato aggiunto all’ultimo istante fra gli impegni della cooperativa “Il Soprammuro”, che ha recentemente preso in appalto alcune opere di ristrutturazione di edifici pubblici. Azienda, certo, non dotata delle attrezzature necessarie per un trasporto di tale delicatezza. Stupore e incredulità negli ambienti della “Pro Tadino” per quello che è stato definito “l’ultimo scempio” – così titola a sei colonne l’organo di stampa dell’ente gualdese – contro un patrimonio di inestimabile valore mano a mano distrutto dall’incuria e dall’ignoranza. “Ultimo” perché arriva dopo una serie di incredibili distrazioni che hanno causato la perdita di quasi un terzo dell’originaria raccolta di ceramiche d’arte. Si ricorderà quando, alcuni anni or sono, si demolì l’ex fabbrica “Monina” che era stata da poco trasformata dall’Amministrazione comunale in deposito per parte delle ceramiche della “Pro Tadino”. In quell’occasione molte opere finirono distrutte sotto le macerie, dimenticate da chi le aveva lì trasportate.
Un trasloco avventato danneggia un patrimonio di grande valore
Gualdo Tadino / Le ceramiche artistiche erano custodite nel palazzetto del Podestà
AUTORE:
Pierluigi Gioia