‘Una candelina di meno, un giornale di più’

Giornata delle comunicazioni sociali

Oggi non c’è nessuno al mondo che non trascorra ogni giorno una parte più o meno considerevole del suo tempo a guardare la televisione o a viaggiare in internet o a leggere giornali e riviste. Siamo tutti sempre più immersi in un mare di informazioni e di stimoli psicologici che finiscono per incidere nei modi di pensare e di essere delle persone. La comunicazione sociale è il massimo produttore di ‘cultura’, in senso antropologico, al mondo, la scuola che distribuisce le informazioni e impartisce nel modo più costante le sue lezioni. In tal modo formano la mentalità e la coscienza delle persone e finiscono per influenzare i comportamenti e le scelte. Si pensi alle scelte politiche influenzate dalle campagne elettorali e spot pubblicitari. La Chiesa ha da tempo compreso questo meccanismo e vi si è inserita in molti modi; educando le persone e richiamando ad usare con discernimento e capacità critica i programmi e i servizi giornalistici ed inoltre mettendo in campo dei propri strumenti di comunicazione. Nel periodo del Concilio Vaticano II è stato affrontato questo tema e trattato in un documento che ha ancora tutta la sua attualità. Pur essendo pubblicato nel 1963, quando ancora non era stato scoperto il vasto e stupendo mondo del computer il Decreto conciliare sugli strumenti della comunicazione sociale parla di ‘meravigliose invenzioni tecniche’ che ‘possono raggiungere e influenzare non solo i singoli individui, ma moltitudini di persone e la stessa società’. Per questo è nata dal Concilio l’iniziativa della Giornata mondiale dedicata a questo tema, destinata a richiamare i fedeli ai loro doveri in questo campo, invitarli a pregare e contribuire economicamente per sostenere i mezzi di comunicazione sociale cattolici. La Giornata ha anche preso a tema argomenti importanti che riguardano la comunicazione sociale in tutti i suoi aspetti e in tutti i risvolti di carattere morale culturale e sociale dal punto di vista cristiano. Oggi sappiamo quanto sia decisiva l’informazione anche per le sorti della pace e della guerra, per la lotta contro la fame e le malattie. E sappiamo anche quanto siano deficienti le fonti di informazione rispetto a situazioni di sofferenza di popolazioni senza voce e quindi senza peso in campo internazionale, semplicemente non esistenti. Se qualcuno volesse fare una verifica potrebbe confrontare ciò che scrive ogni giorno l’Osservatore romano con quanto strillano i nostri telegiornali. Scoprirebbe che tutta una serie di notizie riguardanti l’Africa, l’Asia, i focolai di violenza, le trenta nazioni in cui si rischia la guerra civile per la mancanza del grano e del riso, non sono dette al grande pubblico. Ecco perché il Papa ammonisce di cercare e dire la verità e non essere servi di grandi potentati economici raccontando solo ciò che piace ai potenti. Per questo i padri del concilio, con molto realismo raccomandavano anche di ‘contribuire con le loro offerte al sostentamento ed all’incremento delle istituzioni e delle opere promosse dalla Chiesa in questo settore’. In termini semplici si tratta non tanto di dare maggiori contributi, ma come si disse a Padova in un recente convegno: ‘una candelina di meno e un giornale di più’.

AUTORE: E.B.