Una ‘carta’ che non soddisfa

Cattolici e politica. L'esperienza dello Statuto regionale nelle risposte dei consiglieri regionali Bocci, Rossi e Sebastiani

Cattolici e politica. È un rapporto ripensato nella ricerca di nuove forme di presenza e di azione, e discusso con continuità su questo giornale. Ed è in relazione alla elaborazione del nuovo statuto regionale che il mondo cattolico si è fatto più presente nel dibattito politico regionale, sia attraverso gli organismi ecclesiali, quali la Consulta Ceu per i problemi sociali e il lavoro, sia attraverso interventi diretti dei singoli vescovi e di associazioni di laici cattolici. Ma quale è stato il frutto di tali relazioni? E come sono state percepite e valutate dai politici? Lo abbiamo chiesto a tre consiglieri regionali che si dichiarano cattolici, per convinzioni personali come anche per esplicito riferimento del proprio partito alla dottrina sociale della Chiesa. A loro abbiamo posto queste domande: 1 – Secondo lei lo Statuto approvato in consiglio rappresenta sufficientemente le istanze presentate dal mondo cattolico? 2 – Quali, dei valori presentati dal mondo cattolico, avete contribuito ad inserire nello Statuto con la vostra azione politica? 3 – Secondo lei c’è, oppure no, un difetto di rappresentanza politica dei cattolici? Maria Rita ValliGianpiero Bocci – Margherita1 – Dirmi soddisfatto è cosa piuttosto difficile, soprattutto se parliamo della carta costituzionale della comunità umbra. Credo però che nella discussione che c’è stata dobbiamo registrare un rifiorire dell’anima cattolica in questa regione. Ho visto un grande movimento che si è mobilitato non tanto per contrapposizione ma per dare un contributo a fare una buona carta costituzionale dell’Umbria. Se non ci fosse stato probabilmente oggi avremmo una altro statuto, più ambiguo e pieno di contraddizioni. 2- Se facciamo una lettura attenta dell’insieme delle norme emerge un filo che sta dentro la storia e le ragioni dei cattolici in politica. Questo vale per l’articolo nove ma anche nell’aver marcato in questa regione, dopo decenni di sordità assoluta, il valore primario della sussidiarietà. Ne ho fatto un cavallo di battaglia scontrandomi con la sinistra massimalista, ma anche con una non piena consapevolezza, da parte del centrodestra, che attraverso la sussidiarietà passa la stagione nuova della comunità regionale. 3- Ognuno deve assumersi le proprie responsabilità, ma quando si accusa la classe politica, e in particolare quella che si ispira alla dottrina sociale della chiesa di poco coraggio, io ricordo sempre che oggi abbiamo poca rappresentanza, e ritengo che questo rappresenti un punto di debolezza che alla fine pesa sulle decisioni degli organi collegiali. Dalla mobilitazione dei cattolici sullo statuto colgo un segnale positivo: potrebbe essere un preludio di un ritorno dell’impegno politico dei cattolici. Luciano Rossi – Forza Italia1 – Quando si tratta di valori, la sufficienza non è un buon risultato. Abbiamo votato lo Statuto nella sua interezza per il suo significato politico di traguardo che ci eravamo posti anche pensando alle sfide che porrà il federalismo con l’assunzione di nuove responsabilità. Sull’articolo nove, la sufficienza è davvero troppo poco. Qualcuno ha voluto ignorare la nostra storia, i valori condivisi dalla stragrande maggioranza degli umbri, forzando gli eventi con posizioni estreme che condizionano molto la Giunta regionale dell’Umbria. Si poteva fare molto peggio, e nel centro sinistra avevano i numeri per fare da soli, ma nella Commissione speciale per lo Statuto si è cercato di mettere insieme questa condivisione trasversale che ci ha visti protagonisti. 2 – Senz’altro una maggiore attenzione al significato dell’etica, dell’impresa, del lavoro e ai giovani; di fatto una serie di sensibilità che devono testimoniarsi con delle forme di attenzione che sono inserite nello Statuto. Certo buona parte del dibattito si è incentrato sulla famiglia e sulla spiritualità. D’altronde l’Umbria ha comunque una sua ‘carta’ che rappresenta il risultato migliore possibile in questa fase. Ora vanno date le gambe a quegli articoli. Ad esempio il coinvolgimento maggiore del privato che si trova nello Statuto è un obbligo e una sfida che dobbiamo cogliere per un connubio pubblico-privato senza eccessi né da un lato né dall’altro. 3- Forza Italia è un partito che ha saputo raccogliere testimonianze importanti su questi valori. Credo che a prescindere dalle dichiarazioni d’intenti poi queste cose vanno ‘certificate’ con i comportamenti. La politica potrebbe molto più e molto meglio tornare a valori e identità, etica, comportamenti, partendo dall’origine che caratterizza la nostra spiritualità, la nostra religione, senza condizionamenti né imposizioni. Il forte richiamo ai valori cattolici per me è molto importante, senza dimenticare, però, che il nostro è uno Stato laico. Poi ognuno ha il dovere di testimoniare i propri sentimenti con comportamenti coerenti. Enrico Sebastiani – Udc1 – No. Di fatto la famiglia naturale, nello statuto è emarginata rispetto al complesso sociale, come già si era visto nella vicenda del contributo per l’acquisto della prima casa dove, in pratica, le coppie di fatto sono state equiparate alla famiglia. Il ‘drafting’ non ha cambiato la sostanza e la mediazione raggiunta non rispecchia la realtà della nostra regione dove è ancora forte il senso della famiglia tanto che le coppie di fatto sono una minima percentuale. Siamo rimasti in sette a votare contro questo articolo che avrebbe meritato di andare in terza lettura (terzo passaggio in Consiglio regionale n.d.r.), anche se sembra che non ci fossero le condizioni per ottenere una modifica. 2- Il mondo cattolico non si è fatto sentire in modo forte al momento giusto. Prima della seconda lettura dello Statuto avrei auspicato un intervento della Conferenza episcopale umbra, non solo della Consulta, come era avvenuto per i contributi per l’acquisto della prima casa su cui intervenne anche l’Osservatore Romano. C’è stata l’impressione, tra i politici, che anche la Chiesa in qualche modo abbia lasciato fare. Diverso il risultato sulla sussidiarietà, ma anche sulla identità, dove grazie all’intervento della Conferenza episcopale si è inserito, in un articolo due frutto di una mediazione sofferta, almeno il riferimento alla spiritualità. Che sia all’ultimo punto ha un significato ben preciso: c’è una cultura laica che condiziona la realtà sociale umbra. 3 – La vicenda dello statuto mostra che i cattolici sono una minoranza ma anche che sono divisi su valori fondamentali che investono il futuro della società. Trovo assurdo, ad esempio, che con Bocci non si trovi unità su niente. Ha fatto una battaglia arrendevole. Se fossi stato in maggioranza, pur non avendo il potere di condizionare le scelte, avrei comunque compromesso la coalizione pur di affermare certi principi coerentemente con la mia fede.

AUTORE: Maria Rita Valli