“La vera natura della Chiesa è quella di una comunità di fratelli, animata da una mai acquietata tensione missionaria”: lo ha detto mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, nell’omelia della celebrazione eucaristica che domenica mattina a Padova ha concluso il X congresso nazionale del Movimento ecclesiale di impegno culturale (Meic) che si è tenuto dal 30 aprile al 2 maggio, sul tema “Dio nel cuore, Cesare nella città? La rilevanza pubblica del cristianesimo”. Rivolgendosi agli oltre duecento partecipanti, mons. Crociata ha portato “la stima e l’amicizia di tutti i vescovi a voi che animate con lo spirito della fede il mondo della cultura. In questi giorni – ha proseguito – avete riflettuto sulla rilevanza pubblica del cristianesimo. In che modo lo stile di vita cristiano può animare un tessuto culturale plurale? L’estraneità e l’indifferenza non hanno giustificazioni. Il mestiere del cattolico è coniugare la propria identità nella pluralità. Dio ci guardi – ha concluso il segretario Cei – dalle fughe in avanti ideologiche” e dalle “pigrizie che ci fanno adagiare sulle nostre mediocrità”. “Il nostro obiettivo – ha commentato il presidente nazionale Carlo Cirotto, riferendosi al tema del congresso – è evidenziare la capacità della Chiesa di offrire un contributo positivo al bene della società, nell’ottica di una laicità ‘includente’”. In Italia il principio di laicità definisce gli ambiti di competenza dello Stato e, di conseguenza, anche quelli di sua “incompetenza”… “Sì, e indica pure lo stile con cui la Chiesa vuole essere presente nel mondo. Questo concetto ‘includente’ di laicità implica non uno svuotamento dei riferimenti religiosi dallo spazio pubblico, ma la creazione di ambiti di ascolto e confronto tra cattolici e non credenti, per individuare possibili punti di contatto, pur nel rispetto delle differenze e nel mantenimento delle proprie identità. La fede in Dio non deve costituire un ostacolo al dialogo democratico; deve anzi incoraggiare la ricerca della posizione meno lontana dai valori comuni sui quali si fonda una comunità. Un aspetto non più dilazionabile”. Quale rilevanza politica ha oggi il laicato cattolico? “Molto scarsa. Da parte dei cattolici ci vorrebbero una riflessione più approfondita sulla dottrina sociale della Chiesa e un maggiore coraggio. Nello stesso tempo non credo ad azioni eclatanti. Ritengo più efficace un impegno costante, meno appariscente ma più profondo, per favorire il dialogo e scongiurare le fratture tra parti politiche, e per promuovere gli scambi con le organizzazioni sociali, i sindacati, e in generale tutte le espressioni della società civile”. Oggi il confronto ideologico e culturale è segnato da un clima di forte inasprimento dei toni. “Rimane centrale la questione dell’educazione al dialogo, al rispetto per l’interlocutore e le sue ragioni, anche se su posizioni opposte rispetto alle proprie. Una formazione alla cittadinanza che il Meic ha sempre avuto ben presente, e che continuerà anche in futuro a costituire una priorità”. I giovani: in concreto che cosa fa il Meic per loro? “Da diversi anni stiamo portando avanti, in collaborazione con la Fuci, incontri nelle diverse università attraverso ‘gruppi di ateneo’ formati da docenti, studenti e altro personale, per un confronto sulle questioni della didattica e della ricerca universitaria, e sui temi d’attualità. Siamo convinti che la qualità dell’offerta universitaria sia di rilevanza strategica per il miglioramento della società. Più in generale, ci interessa la questione educativa in senso ampio, in sintonia con gli Orientamenti pastorali della Chiesa per il decennio 2010-2020”.
Una laicità “includente” per il bene della società
Meic. Si è tenuto in questi giorni il Congresso nazionale. Intervista al presidente nazionale, il perugino Carlo Cirotto
AUTORE:
Giovanna P. Traversa