Una nuova primavera della collaborazione pastorale in Umbria

Pubblicati gli Atti del Convegno ecclesiale regionale di Assisi

Sono stati pubblicati gli Atti del Convegno ecclesiale regionale che si è svolto ad Assisi il 17-18 novembre 2001. Portano il titolo del Convegno: “Per una comunicazione della fede: le Chiese umbre si interrogano e interpellano i giovani”. Il curatore del volume (112 pagine) mette in evidenza che il Convegno si è tenuto a dieci anni di distanza dal precedente che ebbe per tema “Evangelizzazione e testimonianza della carità in Umbria” (Assisi 9-10 novembre 1991), sottolineando la ritrovata convergenza di intenti nel lavoro pastorale comune nelle varie diocesi della regione. Questo aspetto, certamente il più importante del Convegno, è stato messo in evidenza in diversi interventi, primo fra tutti quello di Giovanni Carlotti, che introducendo i lavori di gruppo ha rimarcato la distanza dei dieci anni di vuoto di lavoro pastorale regionale, in controtendenza rispetto al periodo 1976 – ’91 in cui si sono tenuti ben cinque convegni regionali. Ed ha auspicato che questo rappresenti “l’inizio di una nuova primavera della collaborazione regionale”, oggi tanto più necessaria per la svolta di tipo federale del nostro Paese. Un tema ripreso garbatamente anche da mons. Sergio Goretti nell’omelia della celebrazione conclusiva ove dice: “Abbiamo celebrato il primo convegno regionale di questo terzo millennio. In questa regione, tutto sommato piccola, dove i campanilismi e radicati particolarismi hanno ancora una forte incidenza, siamo chiamati a crescere nell’unità e nella comunione”. Chi ha partecipato al Convegno troverà in queste pagine le relazioni che sono state tenute, da quella introduttiva di mons. Pietro Bottaccioli alle due fondamentali di Paolo Montesperelli e di mons.Giuseppe Betori, e i risultati dei sei gruppi di lavoro. Mentre chi non ha partecipato, leggendo gli Atti può sintonizzarsi con l’orientamento che il Convegno ha inteso proporre alle otto diocesi umbre per un lavoro regionalmente raccordato nella impostazione dell’attività pastorale. In questa pagina, pubblichiamo la sintesi del lavoro di gruppo sul tema dei “nuovi linguaggi”. A pagina 7 sintesi del guppo sull’Università. E. B.Dal “gruppo A” proposte di apertura delle comunità. Anche delle chiese, di notte. Tema Dall’osservazione del mondo dei giovani emerge come la comunicazione avvenga attraverso modalità e canali che non sono quelli tradizionali del mondo adulto e della comunità cristiana. Ciò implica un ripensamento dello stile comunicativo nei confronti dei giovani e dei ‘lontani’, mettendo a fuoco strategie nuove. Un linguaggio, uno stile ed un contenuto rinnovato, più diretto e penetrante, più evocativo ed affascinante sembrano ormai necessari per ‘colpire al cuore i nuovi ascoltatori. Questi sembrano superficiali e distratti, ma si rivelano spesso molto sensibili ad una parola che li provochi direttamente. (…)Discussione(…) È necessario aprire le porte, eliminando le chiusure di certi gruppi e cercando di creare comunità ecclesiali più accoglienti e più capaci di dialogo e di simpatia con il mondo sociale circostante. Bisogna essere convinti che nessuno educa nessuno, ma ci si educa nella comunione. Passare dal “parlare a” al “parlare con”. Per essere autenticamente missionaria, la Chiesa deve diventare capace di andare incontro alle persone negli ambiti di vita (…). Siamo chiamati ad evangelizzare e non a catturare; siamo chiamati ad andare verso le persone, non a farle venire. Il Vangelo non è solo un premio per i “buoni”, ma deve essere un dono per tutti: la Parola del Signore va donata anche a chi non si coinvolge nei cammini di gruppo. (…) La comunità cristiana deve anche “sporcarsi le mani” tentando strade nuove per la comunicazione del Vangelo nei linguaggi dei giovani, attraverso la comprensione e l’uso dei simboli della cultura giovanile. Proposte (…) – Creare a livello regionale un Osservatorio con competenze sociologiche e psico-pedagogiche, che monitorizzi la realtà giovanile regionale e collabori con le diocesi e le istituzioni. Al suo interno sarebbe consigliata la presenza di giovani.(…) – Proporre corsi di formazione, a livello regionale, per specialisti nei linguaggi dei giovani; essi dovrebbero poi essere a disposizione dei centri di pastorale giovanile per una formazione permanente degli operatori pastorali e collaborare attivamente all’attività dell’Osservatorio regionale. – All’interno di ogni unità pastorale si potrebbe pensare ad una figura di educatore professionale, che lavori, con retribuzione, a tempo pieno nelle realtà giovanili in collaborazione con i sacerdoti e con gli altri operatori pastorali. – Ogni diocesi si doti di una scuola di formazione per animatori che curi la loro personalità educativa a livello spirituale e pedagogico. – Valorizzare o creare (dove non ci sono) gli uffici diocesani per la comunicazione sociale, che gestiscano in modo fresco, qualificato e creativo tutti i mezzi di comunicazione (manifesti, giornali, radio, siti internet, tv, ecc.). – Far nascere, a livello di vicaria o zona pastorale, laboratori di varie espressioni artistiche o artigianali, in modo da dare a tutti i giovani una possibilità di incontrarsi e di esprimersi (teatro, musica, lavorazione di vari materiali, arti visive…). Nella fase successiva a quella di apprendimento, il linguaggio acquisito diventerebbe mezzo per esprimere le proprie esperienze di fede ed annunciarle agli altri giovani.- Creare, in luoghi “strategici” per i giovani, spazi di incontro e di dialogo aperto ed arricchente animati da persone competenti ed accoglienti (bar e caffè; biblioteche e sale studio; mostre interattive e multimediali; sale cinematografiche). Importante, in questi luoghi, la presenza di animatori adulti e competenti, capaci di promuovere incontro e confronto costruttivi. – Abitare i luoghi dei giovani, attraverso la costituzione di “gruppi di strada” i quali, sostenuti da una comunità cristiana accogliente, vadano ai “muretti”, nelle discoteche, nei pub e negli altri spazi vitali dei giovani, per cercare il dialogo. – Aprire di notte le chiese vicino ai luoghi di aggregazione giovanile, inventando occasioni notturne di dialogo, preghiera e direzione spirituale. a cura di Elio Bromuri