Una nuova vision condivisa tra cattolici

L'editoriale

Cattolici in fermento, dentro e fuori i partiti di appartenenza, alla ricerca di ipotesi di raccordo o collegamento per poter disegnare un futuro in cui le loro idee e i valori da essi professati possano avere un esito pubblico più favorevole. L’attuale situazione, che li pone in contrapposizione tra loro, come si sta manifestando continuamente, suona male alle orecchie dei cittadini elettori cattolici di base e alle comunità ecclesiali. Il disagio e lo smarrimento rischiano di allontanare masse di cattolici dalla partecipazione alla vita delle istituzioni. La semplificazione della politica in due poli può considerarsi positiva, e nessuno pensa di tornare ai vecchi partiti superati dalla storia. Rimane però al fondo l’esigenza di poter essere lievito e fermento evangelico nella società e il diritto di avere un peso e un ruolo pubblico. Questo si può e si deve realizzare con i comportamenti, la testimonianza, l’impegno personale. Sappiamo però che ciò non può rimanere nella sfera del privato. È oggi in atto – ma non da oggi – uno scontro di civiltà. Lo afferma in maniera chiara in un articolo apparso su La Stampa il 15 febbraio il priore di Bose, il monaco Enzo Bianchi. Tutti conoscono il carisma profetico che esercita, si può ben dire spesso e volentieri, nei confronti dei cattolici (basti leggere il suo libro sulla Differenza cristiana), fustigati anche nell’articolo citato. Sull’aspro dibattito circa la soluzione della vicenda di Eluana Englaro, voluta dal padre, Bianchi scrive che è in atto uno scontro di civiltà, che non è di carattere religioso, come preconizzato da Huntinghton, ma uno scontro di etiche, con effetti devastanti. Pone da un lato ‘il fondamentalismo che cresce’ e dall’altro ‘un nichilismo che rigetta ogni etica condivisa’. E riporta a conclusione dell’articolo parole di Paolo VI pronunciate ai medici cattolici nel 1970: ‘Il carattere sacro della vita è ciò che impedisce al medico di uccidere e lo obbliga a dedicarsi con tutte le risorse della sua arte a lottare contro la morte. Questo non significa obbligarlo a utilizzare tutte le tecniche di sopravvivenza che gli offre una scienza instancabilmente creatrice’. È la posizione che la Chiesa ha sostenuto in questi giorni, e che avrebbe dovuto tenere uniti i cattolici, mentre ciò non è successo. Essi avrebbero dovuto mettersi in dialogo e cercare le soluzioni pratiche possibili per realizzare questo principio del rispetto della vita e del rifiuto di inutili accanimenti. A questo punto, salvati i principi, avrebbero potuto essere più sereni nella ricerca delle tecniche sanitarie. Ciò non è successo. Perché? Gli schieramenti di partito sono più cogenti e determinanti che le convinzioni più profonde dettate dalla fede cristiana? Da parte di molti cattolici si ha la sensazione che, dietro a scelte di apparente aspetto tecnico, ci siano concezioni politiche orientate da una visione secolaristica, come se Dio non ci fosse, e la religione dovesse rimanere nel sfera privata; e utilitaristica, attenta alla dimensione economica e al mercato; e scientista, ritenendo giusto fare tutto ciò che è scientificamente e tecnicamente possibile. Da ciò nasce anche la tentazione dei toni forti e delle espressioni, deprecabili, che suonano offesa (rivolte da una parte e dall’altra). Si è perduta una visione condivisa e una fiducia vicendevole nella altrui buona intenzione e buona fede. I cattolici fanno bene a cercarsi, a trovarsi a dialogare per tirarsi fuori dal groviglio e dall’insignificanza, e a cercare modi efficaci di spendersi a beneficio dell’intera società.

AUTORE: Elio Bromuri