Una Santa Maria Assunta tutta nuova e splendente

Restaurata la chiesa di Montegabbione grazie al contributo di un concittadino

L/inaugurazione del restauro della chiesa di S. Maria Assunta si è svolta il 1’novembre, alla presenza del vescovo mons. Decio Lucio Grandoni. Una grande festa di popolo, con la partecipazione della banda musicale che che ha avuto un epilogo sabato pomeriggio con il concerto di musica sacra del coro Tashler.La linea delle colline che costeggia da nord a sud l/ampia valle del fiume Chiani, tra Città della Pieve e Ficulle, a tratti si inerpica e sul vertice ti scopre un paese, che per forza di cose non può non chiamarsi in primo luogo, monte, perché tutti su e oltre i cinquecento metri. Così tra monte Leone e monte Giove, c/è anche Montegabbione. In cima ognuno inalbera o una torre o un campanile o ambedue insieme. Ora poi che un po/ di civetteria cittadina è arrivata anche lassù, le piccole case come le grandi son tutte ripulite ed assestate: abbozzi di villette ridenti tra macchie di verdi ti introducono per un tortuoso girovagare di strade tra abitazioni sempre più fitte, quasi compresse più che comprese, nel severo giro di mura antiche, avanzi sicuramente di castelli, che hanno perduto per sempre il formidabile aspetto di un tempo. Sul punto più alto la strada all/improvviso si ferma e si apre una piazzetta accogliente come una sosta, raccolta e silenziosa, dove da una parte c/è il palazzo, tanto per dire, Comunale e di fronte una bella facciata di chiesa, chiara e solenne, con il suo campanile a fianco, severo come un alfiere. Così, si presenta anche Montegabbione, soprattutto per chi vi arriva in un chiaro pomeriggio di domenica con il beneficio dell/ultimo sole di novembre. Ma S. Maria Assunta non è facile trovare altrove, ora poi, nella sua nuova e splendida veste di vera regina, #$di bisso e di porpora rivestita da capo a fondo come una sposa#$. Per un restauro che merita un complimento per chi lo ha ideato, per chi lo ha diretto e chi lo ha eseguito: gli architetti Raffaello D/Avanzo e dott.ssa Romano della Soprintendenza ai beni culturali dell/Umbria, e Mario Augusto Gentili, i pittori e decoratori Arnaldo Papa, Mary Jane Antonimi, Stefano Brancaccia, nonché Sergio Marchini, allievo già di Olimpio e Gaspare Lolli, gli artefici dell/ultimo intervento nel tempo, nel 1948. Nel restauro attuale, del costo complessivo di 800 milioni, è stato rifatto il solaio e pavimento con impianto intradermico, ritoccati i dipinti murali e le decorazioni delle volte, rimesso in sesto l/organo Agati del 1863, realizzato un nuovo presbiterio e altare altrettanto in cotto, riparate le finestre con legatura in piombo di vetri istoriati, apprezzabile opera della Ficullese VetroIn, e restaurato il portale di centro. C/è inoltre, sulla vecchia struttura di fondo, una piccola pala di buon gusto, con gli otto santi dell/Unità pastorale del luogo, fissati su campo oro con un/ingenuità di miniatura bizantina, la quale, nel turbinare delle luci violente che, mentre esaltano il lancio delle volte, veramente solenni, in basso possono anche scombinar lo sguardo, costituisce un punto di richiamo e di riposo, e quasi di attrazione. Una bella trovata, non c/è che dire : è protezione assicurata. Potremmo ancora continuare a parlare e magnificare, ma preferiamo usare ancora le parole della storia. Sono affidate ad una lapide ancor fresca e dicono: #$Nel 125’anniversario – della Fondazione di questo tempio – il cav. Lodovico Vergari – lo fece restaurare – quale atto di ringraziamento al Signore – e munifico dono al vescovo di Orvieto, Todi – Lucio Grandoni, al parroco Giovanni Ermini – e a tutto il popolo di Montegabbione – Ottobre 2001#$. Chi sia il provvidenziale benefattore, il nome già l/abbiamo fatto. Meriterebbe un libro a parte per l/incredibile vita. Devo ad un amico l/incontro con il personaggio, in un bar poco sotto la piazza. In un angolo, ad un tavolo, un gruppo di paesani assistevano ad una rilassante partita a tre sette. Un giocatore con il cappello in testa, ha alzato il capo e mi ha salutato da vecchio amico, con un sorriso largo e aperto come una sperata di sole, e, alzando un moncherino di braccio, perché il resto perduto in gioventù sul lavoro, mi ha chiaramente dichiarato: #$Dovevo farlo perché avevo un debito con /Quello lassù/, che mi ha salvato cento volte da morte sicura!#$. Allora, un uomo abituato a saldare i suoi conti.

AUTORE: M.P.