Una vita in un libro

Presentazione ad Orvieto dell'autobiografia di mons. Decio Lucio Grandoni

‘Perché ho scritto una specie di autobiografia?’, così inizia la premessa composta esattamente un anno fa, il 23 febbraio 2005, con cui mons. Decio Lucio Grandoni ha voluto spiegare i motivi che lo hanno spinto a dare alle stampe il suo libro più recente. Il volume è stato presentato ad Orvieto, il 14 febbraio scorso, presso la sala del Consiglio comunale, dopo una precedente manifestazione avvenuta già alcuni mesi fa a Todi. All’incontro, promosso dalla fondazione per il museo ‘Claudio Faina’ e dal Comune di Orvieto, sono intervenute tutte la autorità cittadine, oltre al vescovo emerito di Gubbio, mons. Pietro Bottaccioli, compagno di seminario dell’autore e suo amico di vecchia data e mons. Mario Ceccobelli, vescovo di Gubbio. Già nel titolo: La mia vita per il ministero sacerdotale cattolico, l’autore ha voluto condensare il lungo percorso che lo ha portato a guidare una delle diocesi umbre più ricche di storia e di fede per ben 28 anni. Dopo aver dato le dimissioni per motivi di età nel 2003, divenuto vescovo emerito della diocesi di Orvieto-Todi, mons. Grandoni ha provato a ripercorrere sulla carta i tanti momenti vissuti, a partire dalla sua nascita nel 1928 fino al presente, ‘in un arco di tempo con una rilevanza storica importantissima’quando tutto è cambiato nella Chiesa e nel mondo’. Già nei primi capitoli, dedicati all’infanzia, traspare il vivo legame per il paese natale di Todi, ‘la mia città, che amo immensamente’, insieme ai tanti ricordi delle persone semplici e buone che abitavano i rioni tuderti negli anni tra le due guerre in condizioni difficili e che lo aiutarono a maturare la sua vocazione. Dopo l’ordinazione sacerdotale, il 22 ottobre del 1950, ‘un giorno bellissimo, che mi segnò per tutta la vita’ ricorda mons. Grandoni, l’autore ricorda i primi incarichi come parroco di San Benedetto, assistente dell’Azione cattolica, e dal 1955 canonico della cattedrale di Todi. Nel 1972 mons. Grandoni venne nominato Vescovo ausiliare di mons. Siro Silvestri e scelse come motto vescovile un versetto di san Paolo Unum corpus multi sumus, ed uno stemma diviso in due parti, in cui sono raffigurate le mura di Todi, delle spighe con un grappolo d’uva, quasi ‘una strana premonizione della reggenza delle due diocesi di Todi e di Orvieto’. Di certo l’aggregazione delle due diocesi, fino al 1986 distinte, comportò ‘un grande lavoro per l’unificazione di due realtà finora estranee’, portato avanti grazie alla collaborazione responsabile di tutti, religiosi e laici. Dallo sforzo comune, unito all’aiuto della grazia celeste, è nato ‘un albero dai tanti frutti, una realtà complessa ed ancora ricca di grandi potenzialità’ come ha sottolineato l’attuale vescovo di Orvieto-Todi, mons. Giovanni Scanavino, che intervenuto alla presentazione del testo, ha voluto ancora una volta ringraziare mons. Grandoni per il ‘dono meraviglioso’ della diocesi, affidatagli il 27 dicembre del 2003. La vitalità della Chiesa diocesana risulta animata anche da una fede missionaria, con opere concrete in Albania, dove a FushÈ ArrÈz nell’agosto del 2004 mons. Grandoni ha avuto la gioia di consacrare l’altare della nuova chiesa di San Giuseppe, realizzata completamente con l’impegno diocesano.

AUTORE: Federica Sabatini