Un’unica passione

L’editoriale

La recente assemblea generale della Cei ha riproposto un tema apparentemente accademico: la questione antropologica. Più esattamente, se ne è esaminato un aspetto molto evidente nei dibattiti di tutti i giorni e a tutti i livelli. Quante volte capita di veder contrapporre una Chiesa impegnata nel “sociale” e una Chiesa attenta alle questioni legate alla vita. Quante volte capita di vedere apprezzata la prima e stigmatizzata invece la seconda. In realtà questo schema viene da lontano, almeno dalla fine degli anni Sessanta, in tutta la nuova evidenza che ha assunto. Non è un caso che uno dei passaggi qualificanti della più recente enciclica di papa Benedetto XVI, la “Caritas in veritate”, rievocando il magistero di Paolo VI, ricordi insieme la “Populorum progressio”, cioè un classico documento sociale (datato 1967) e l’“Humanae vitae”, dell’anno successivo, per rivendicarne la reciproca coerenza. Insieme, infatti, delineano “il senso pienamente umano dello sviluppo proposto dalla Chiesa”, attraverso l’affermazione dei “forti legami esistenti tra etica della vita ed etica sociale”. Questo è il punto, e qui sta la risposta all’obiezione che appunto da oltre quarant’anni ritorna: come può il magistero della Chiesa essere “progressista” in termini sociali e così “retrogrado” sui temi relativi alla vita, alla procreazione. Probabilmente mostra progressivamente la corda un certo progressismo, che si fonda appunto sulla frammentazione, non solo delle culture ma dello stesso concetto di persona. “Ciò che è in questione oggi, aveva detto il cardinale Bagnasco aprendo il forum del progetto culturale sull’educazione – è il concetto stesso di essere umano”. Allora, contro gli atteggiamenti riduzionistici, che rilanciano la vecchia idea dell’“uomo ad una dimensione”, la sfida è proprio considerare l’essere umano nelle sue diverse articolazioni e relazioni, colte appunto in una pluralità viva e vitale. Non è possibile separare etica della vita ed etica sociale perché oggi, come ha ribadito lo stesso Benedetto XVI nell’enciclica “Caritas in veritate”, “la questione sociale è diventata radicalmente questione antropologica”. Ecco, dunque, l’attenzione alle relazioni, a partire da quella che fonda la società, quella tra gli sposi. E da qui consegue l’affermazione che “l’apertura alla vita è il centro del vero sviluppo”. Così si possono mettere in fila le questioni e si può ritrovare la molteplicità delle dimensioni e delle relazioni che qualificano, caratterizzano e definiscono la persona. In questo quadro naturalmente si colloca anche la relazione religiosa: di più, la relazione dell’uomo con Dio, per i cristiani un Dio che si è fatto uomo. Per questa via si arriva e si ritorna al bene comune, cioè a quella vita sociale più umana che tutti vogliamo, ma per costruire la quale è necessario anche andare in controtendenza rispetto a tanti schemi, per ritrovare la semplice sostanza delle cose.

AUTORE: Francesco Bonini